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Musica per i golosi

a cura di Francesca Mineo

 

 

 


Macy Gray

L'intervista

Jalta e un po' dinoccolata, con gli occhi schermati da un paio di occhiali a specchio e l'espressione di chi sta vivendo in un mondo tutto suo.
Il nuovo album di Macy Gray, 'The id', è prodotto da Rick Rubin e pubblicato dall'etichetta Epic che l'anno scorso la lanciò con il bellissimo 'On how life is'.

Una voce che ricorda Nina Simone ma che ha l'incedere ora di una gangsta-rap, ora di una lady del jazz più classico: in 'The id' Macy Gray dimostra di essere cresciuta ancora, proponendo una maggiore varietà di interpretazioni.
E' un album, ritmico e pieno di energia, che lei stessa definisce più completo del precedente: 

<Sono cresciuta tantissimo>. La voce è gracchiante ma diventa melodia nel canto; usa con parsimonia le parole, come se trovasse ancora strano farsi ascoltare. Una voce che anche Fatboy Slim ha trovato unica, campionandola in un pezzo del recente 'Halfway between the gutter and the stars'. 
Quasi tutti i testi di 'The id' portano la firma di Macy Gray, solo in 'Harry' è sua anche la musica. <Preferisco concentrarmi sulle liriche - spiega - ho sempre bisogno di qualcuno che armonizzi le melodie che ho in testa tutto il giorno e che non sono in grado di rendere da sola>.

L'enorme successo dell'album d'esordio, uscito nel '99 ma esploso in Europa un anno dopo, ha consentito a Macy, ragazzona di Los Angeles animatrice di un locale 'after hour', di vedere il mondo come mai prima. <Per la prima volta sono uscita dagli Stati Uniti - ha ammesso candidamente - . Viaggiare è stato molto istruttivo per me: ho avuto la possibilità di vedere diverse organizzazioni sociali, molte città europee, e soprattutto di ascoltare musiche diverse che poi mi hanno influenzato, come il rap tedesco, la nuova wave francese e la musica dei club londinesi. 'Sexual revolution' e 'Oblivion' risentono maggiormente della musica dei club>.

Il titolo dell'album, 'The id', si riferisce a quella parte interiore che non obbedisce a impulsi razionali, <che non ha la mediazione della coscienza - dice l'artista - Sono sempre stata incuriosita da come funziona la mente, e infatti questo disco parla del mio stato mentale, non tanto dei sentimenti, come invece è accaduto con 'On how life is'>. 

Un inno alla libertà e alle emozioni, dunque, senza passare dal filtro della ragione. Ma 'The id' è anche l'occasione per prendersi poco sul serio. Macy Gray non nasconde, nel pezzo di apertura, 'Relating to a psycopath', di essere una persona che vive in un mondo a parte. Ironizzando sulla effettiva efficacia delle terapie analitiche - 'Medication is slow (..) I'd rather remain a psycho', la cantante americana scherza su se stessa: 'Le cure sono lente...piuttosto resto una psicopatica'.
<Anche se sono un po' 'fuori', credo sia importante mantenere un certo sense of humour su noi stessi - continua - Un po' ci gioco, con questa immagine, un po' è lo specchio di quello che sono>. 

A 'The id' partecipano anche nomi eccellenti della musica: innanzitutto Erykah Badu, che si ascolta nel singolo 'Sweet baby'. <Non riuscivamo a smettere di sperimentare - spiega Macy - La tecnologia di oggi consente ad esempio di realizzare infiniti takes dello stesso pezzo come è accaduto per 'Sweet baby', di cui ne avevamo pronti più di 120>.

E' di Jack Frusciante la chitarra in 'Sweet baby'; ma la lista delle guest star si allunga con Billy Preston, il percussionista dei Toots Ahmir Thompson, Sunshine Anderson, Angie Stone, Mos Def e Slick Rick.
<Devo dire che mi è andata bene con le collaborazioni - continua - Forse è stata premiato il mio essere propositivo: di tutte loro ero una fan. Li ho incontrati e mi hanno detto sì>.


 

 


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