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Musica per i golosi

a cura di Francesca Mineo

 

 

 


Kristin Hersh

L'intervista

Sembra una ragazzina, la sorella dei due bambini che schiamazzano mentre lei rilascia interviste. In realtà sono due dei suoi figli. Lei è Kristin Hersh, donna del rock che non ama i compromessi, già voce e anima dei Throwing Muses. Racconta le sue passioni, la sua vita, la sua carriera solista all’uscita di Sunny Border Blue

Ora che hai scelto la carriera solista, come nascono la tua musica e le tue composizioni?

 

Prima certamente viene la musica. E’ come uno strumento che sento nella testa, a volte mi sembra di essere una fanatica; sono ossessionata dalle melodie, spesso non so cosa sto cantando finché non sono in studio, dove riordino le idee e riesco a scriverla.

 

Per comporre tu ami i silenzi, è vero?

 

Sì, amo in genere i miei spazi. Viviamo nello Stato di Washington, vicino al Canada, e tieni presente che sono madre di tre figli e quattro cani, dunque una situazione abbastanza caotica! Tempo fa io, mio marito e la band abbiamo vissuto per due anni nel deserto in California. In quel periodo ho avuto anche uno dei miei figli, ed è stata un’esperienza molto intensa, a contatto con la natura.

 

Ti reputi una persona creativa?

 

No, affatto, come dicevo sono ossessionata dalla musica e a volte tutto questo non va bene: in certi giorni mi disturba perfino ascoltare la radio, perché ho già la mia musica in testa. Il mio processo compositivo è molto artigianale, è un processo invisibile, ma la struttura delle frasi musicali è diventato un fatto ormai automatico.

 

Sei una donna solare, ma spesso le canzoni hanno un aspetto cupo...

 

In realtà non mi piacciono le cose nere, non amo i sentimenti e ricordi di un passato triste! Mi piace essere una madre e una donna felice, ma le canzoni non possono essere positive o negative. Sono solo forti, intense.

 

I contenuti delle tue canzoni spesso sono ispirati a episodi della tua vita, alcuni anche dolorosi..non ne sei un po’ gelosa?

 

Nelle mie canzoni coesistono entrambe le situazioni, segreti ma anche sentimenti da dividere con altri. E’ un po’ come per i sogni: alcuni ami conservarli per te, altri possono essere raccontati al marito appena sveglia. Del resto tutto va a confluire nella musica, e a volte non mi accorgo che le mie canzoni, diciamo così, invadono la mia privacy: se mi rendessi conto che sto cantando la mia vita privata in pubblico, forse avrei già smesso!

 

Per "Sunny border blue" quante canzoni avevi preparato?

 

Erano solo cinque in più, ma a grandi linee l’album è esattamente quello che avevo pensato i origine. Quelle che non sono state selezionate si trovano disponibili su vari siti, per essere scaricate.

 

Qual è il messaggio dell’album, se dovessi sintetizzarlo?

 

Primariamente si tratta di un album fatto di sentimenti, e nelle canzoni esiste tutto; dicono quello che io vorrei dire apertamente alla gente, che spesso si identifica in quello che sento io.

 

La maternità per te è gioia ma anche dolore, e di questo parli in ‘Candyland’. Riesci a suonarla live?

 

No, non la suono mai, l’ho scritta e basta. Del resto tratta di una vicenda vera, che esiste ancora: non ho avuto l’affidamento di un figlio che ho avuto quando ero poco più che teenager. E’ un fatto troppo collegato alla vita privata, e solo la canzone è rimasta. Le canzoni possono essere brutte a volte, ma è la vita. Essere madre è bellissimo. Quando sei incinta, non c’è niente di più bello al mondo, la vera musica sono i figli.


 

 


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