a Pablo Picasso. Più che un'improbabile parallelismo cromatico - difficile ipotizzare un'assonanza fra il "periodo blu" del grande artista spagnolo e i colori da sempre prediletti dalla signorina Toffoli - l'idea pare proprio prender corpo da una voglia di grandeur. E in effetti, da questo punto di vista, nel nuovo disco di Elisa ("Then comes the sun", Sugar, da oggi in distribuzione in tutt'Italia), gli elementi ci sono tutti. C'è la produzione di Corrado Rustici, realizzata come sempre ai Plant Studios di Sausalito, dalle parti di San Francisco._C'è una band di bella tosta, che, a volte, rocka & rolla in maniera fin troppo enfatica e pressante. Ci sono dodici canzoni (più una "ghost track") rigorosamente scritte (e cantate) in inglese. Dulcis in fundo, c'è poi la voce più talentuosa espressa dal pop italiano in questi ultimi anni: la voce di Elisa, ovviamente.
Una voce che a nostro sommessissimo parere (e già l'avevamo scritto alcuni mesi fa, in occasione del suo concerto milanese al Rolling Stone) diventa infinitamente più duttile, sfaccettata, evocativa ed espressiva, quando si distacca dall'ormai abituale - e scontatissima - "dimensione rock", per lasciarsi sedurre dalla semplicità arrangiativa e dal "gioco in sottrazione". E' quanto accade a Palazzo Reale, dopo un paio di video ufficiali relativi a "Heaven out of hell" e "Time": quando Elisa, angelicamente agghindata in T-shirt e pantaloni candidi, si siede al pianoforte gran coda e improvvisa "Rainbow", "Rock your soul", "A little over zero" e "Dancing". Avventurandosi su picchi arditissimi di vocalità pur senza fare alcun ricorso ai virtuosismi di maniera, lasciando che siano il cuore e l'anima - "the heart and soul", come direbbe lei - a guidarla lungo le strade avventurose dell'espressività. Mentre Caterina Caselli, seduta in primissima fila, la coccola con gli occhi e con i sorrisi, e la sostiene energeticamente cantando insieme a lei, in perfetto silenzio, i passaggi più ardimentosi delle canzoni prescelte. C'è una formidabile sinergia di intenti e di armonie, in questo "duetto solitario" fra generazioni diverse. Prologo formidabile alla conferenza-stampa che verso metà pomeriggio può cominciare.
Elisa, il titolo che hai scelto per questo tuo nuovo album è forse una sorta di omaggio ai Beatles, a George Harrison e, ovviamente, a "Here comes the sun"?
"No, anche se lo sanno tutti che adoro i Beatles da sempre. Il titolo è un modo di dire un qualcosa del genere: "guarda che se domani non ci sarai più, il sole continuerà ugualmente a sorgere". E' una sorta di "positive thinking", insomma. Del tutto coerente con il mio modo di essere".
Il tuo modo di essere ti "impone" ancora di scrivere in inglese. Come mai?
"E chi lo sa, mi viene così di getto. Io spero proprio che prima o poi scatti una molla dentro di me, che mi spinga a scrivere nella mia lingua madre. Ma finora non è successo, e le pochissime canzoni che ho scritto in italiano sono state soltanto delle traduzioni di cose scritte in precedenza in inglese. "Luce" è venuta fuori così, e devo dire che adesso mi piace molto di più la versione in italiano di quella in inglese. Ma per un paio di canzoni contenute in questo album le cose sono andate in maniera diametralmente opposta, e allora le ho tenute in inglese. L'unica cosa che posso dire ora, è che nei concerti farò qualcosa in italiano... Che cosa, non so ancora!".
Tornerai a Sanremo, nel febbraio prossimo?
"No, e la ragione è quella vista sopra: non ho pronto nulla in italiano che mi soddisfi".
Nel video di "Heaven out of hell" c'è la grande sorpresa di vederti nuda: castissima, ma nuda... Come mai?
"E' molto semplice. Il regista Alessandro D'Alatri voleva fare un video all'aperto, in mezzo alla neve, con delle luci naturali e bellissime. A me l'idea andava a genio, ma non riuscivo proprio a trovare alcun abito che si addattasse alla situazione..._E allora ho pensato: meglio nuda! Detto e fatto!".
Nel video ci sono anche i due campioni mondiali di pattinaggio su ghiaccio, Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio, ci sono Fabio Volo e Stefania Rocca, ci sono alcuni tuoi movimenti di danza. Ce li spieghi?
"Più che movimenti di danza, sono figure - molto personalizzate - tratte dalla "Forma Lunga" del Tai Chi Chuan, l'antichissima arte marziale cinese. Ora, purtroppo, non più il tempo per praticare il Tai Chi, che comunque continua a entusiasmarmi. E mi piace, soprattutto, la "teoria degli opposti" presente in ogni filosofia orientale: diciamo che ho cercato di farla mia, e di inserirla armoniosamente nei testi delle mie canzoni. Che ora sono molto più morbidi che in passato: anzi, per dire meglio, offrono un bilanciamento esemplare fra durezza e morbidezza..._O almeno, così mi pare!".
Elisa, tu eri a Sausalito l'11 settembre scorso, il giorno dell'attentato alle Twin Towers. Che cosa ricordi di quella tragedia?
"Innanzi tutto l'enorme coraggio e la grinta ammirevole con cui i californiani hanno reagito a quella catastrofe. E poi la totale mancanza di isteria e il grandissimo rispetto con cui, già dal giorno dopo, hanno ripreso le loro attività di sempre. Non lo so, sono un po' confusa al riguardo... Ma credo che questa sia, in assoluto, la miglior risposta che possiamo dare alla violenza. Dobbiamo vivere! Dobbiamo mettere da parte ogni forma di paura!". |