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Aveva proprio ragione il grande Peter Gabriel quando, anni fa, ammoniva che "le uniche proposte musicali interessanti ormai avvengono aldifuori del rock, e il rock si deve adeguare se vuol sopravvivere". |
Infatti, da allora, non si contano i rockisti svegli e avveduti (Eddie Vedder,
Jah Wobble, Bill Laswell e via elencando) che hanno tenuto in debito conto queste parole profetiche. E adesso, a questa elettissima schiera, si aggiunge anche Damon Albarn, già leader dei Blur e di quel progetto a termine che si chiama Gorillaz. Il quale, dopo aver ascoltato per anni musica africana nel leggendario negozio di dischi "Honest John's" in Portobello Road, a Londra, ora si è lanciato in quest'avventura in proprio: molto interessante e stimolante, insomma "cool", per dirla con una parola alla moda. Qui dentro ci sono infatti, registrati "sul campo" dalle parti di Bamako, la capitale del Mali, il grande maestro della "kora" Toumani Diabate, e il virtuoso del "ngoni" Ko Kan Ko Sata Dumbia, e il chitarrista e cantante Afel Bocoum. In più ci sono tutte quelle diavolerie di post-produzione (computer, sequencer, vari strumenti aggiunti) che sono un po' il sale della World Music d'oggidì. E ovviamente c'è lui, Damon Albarn, che interviene come un "musicista puro" in questo flusso torrenziale di musica incontaminata. Niente male davvero. |