gli amici semplicemente Björk, per fortuna. Con il visetto sbarazzino che si ritrova, con quella verve adolescenziale che elargisce a piene mani quando si scatena sul palcoscenico, la grande chanteuse di Reykjavik non pare davvero un'icona con venticinque anni di onorata carriera sul groppone. Eppure - strano ma vero - è proprio così, visto che i primi vagiti musicali risalgono addirittura agli inizi del 1978, quando lei era ancora una bambina (tredici anni non ancora compiuti, essendo nata il 21 novembre del 1965), ma già era la leader riconosciuta di una band molto punk e molto estrema, gli Exodus. Una decina di album sono passati da allora: due con i Kukl, quattro con i Sugarcubes (la band islandese con cui si è segnalata al mondo intero, fondata nel 1987 con Thór Eldon) e cinque nelle vesti di solista: ivi compresa la colonna sonora di "Dancer in the Dark", il film di Lars von Trier con cui, a dimostrazione del suo straordinario eclettismo, ha conquistato a Cannes, nel maggio del 2000, la Palma d'Oro di miglior attrice protagonista. E anche due figli ha fatto nel frattempo, la signora Gudmundsdóttir: il maschietto Sindri, ormai quattordicenne, concepito con il chitarrista Thór Eldon; e una femminuccia dal nome ancora top secret, nata un mese fa (il 3 ottobre, per la precisione) da una relazione con l'artista Matthew Barney.
Ma ritorniamo rapidamente all'operazione Nozze d'Argento, e alla valanga di prodotti, gadget e iniziative a questa collegati. Il primo è un "Greatest Hits" di quindici canzoni, edito dalla Mercury e tracciato da Björk di proprio pugno. Che l'ha anche corredato di alcune notazioni originali, al fine di indirizzare l'ascolto su traiettorie autentiche. Per esempio, a proposito dell'inedita "It's in our Hands" Björk dice: "E' stato bello scrivere una canzone sanguigna come questa dopo aver realizzato un album etereo come "Vespertine", che è venuto fuori trasparente come un cristallo. E' una canzone che ci piace sempre suonare dal vivo, per la gioia di scatenarci". E di "All Is Full of Love": "Questa canzone risale a un momento della mia vita in cui uscivo da un inverno piuttosto rigido. Mi ritrovai in un mattino di primavera, uscii di casa e sentii gli uccellini che cantavano: la primavera era arrivata! Ero talmente euforica che scrissi e registrai la canzone in mezza giornata, con una sola idea di base: non essere troppo testarda, non essere sciocca: c'è amore dappertutto!". E di "Pagan Poetry": "Avevo sempre voluto lavorare con i carillon, ma ero in attesa dell'occasione giusta. Ne avevo già una discreta collezione, ma la verità è che volevo scrivere io stessa della musica per carillon e farne costruire uno. All'inizio, l'azienda alla quale mi rivolsi non era entusiasta dell'idea. Da secoli producevano carillon in scatole di legno, e invece io ne volevo un modello trasparente, fatto di plexiglas. Non riuscivano proprio a capacitarsi: "Perché?", continuavano a chiedermi. Il legno attutisce il suono e lo rende più delicato, e invece io volevo che fosse molto duro, squillante, come suonato sui ghiaccioli. Alla fine, però, lo ammisero: era il miglior carillon che avessero mai costruito". E infine, di "Possibly May Be": "Questa è una canzone che mi permette di fare evoluzioni spericolate e di dare il massimo con la voce. Per essere ancora più precisa, mi dà l'opportunità di usare la voce come uno strumento musicale, ed è per questo che la canto quasi sempre nei miei concerti. In realtà doveva essere una canzone country, e infatti facemmo venire in studio un chitarrista che usava lo "slide". Non credo che il risultato finale abbia molto a che fare con il country, ma tant'è".
Il secondo gadget in ordine di apparizione è un lussuoso cofanetto per fans e indomiti collezionisti, emblematicamente titolato "Family Tree" e ricco di sei cidì (uno standard e cinque mini), di un libretto con i testi delle canzoni e di un albero genealogico con tutti i rami di cinque lustri di carriera. Dice ancora Björk, in una bella intervista concessa qualche tempo fa a David Toop, critico di "The Face": "Dopo aver finito "Vespertine", ebbi la sensazione di aver completato qualcosa: qualcosa che avevo fortemente desiderato fin dall'infanzia. Ora, invece, mi sento come se avessi davanti un foglio bianco, un nuovo inizio, un'occasione per cominciare tutto daccapo. Per questo è giunto il momento di pubblicare una selezione, o piuttosto una retrospettiva, delle mie canzoni e della mia storia fino a questo momento. Insomma, un "Family Tree": un albero genealogico, appunto". Che, nella visione della piccola chanteuse islandese, si compone di quattro rami fondamentali. Il primo è quello delle armonie, "Roots", che raccoglie la parte più antica e patriottica dei suoi lavori. Il secondo è quello sperimentale, "Beats", dove compaiono i primi "demo" realizzati con Mark Bell e Graham Massey: autentiche profanazioni - in senso futuristico - della secolare cultura d'Islanda. C'è poi il ramo accademico, "Strings", esemplare pacificazione con gli Immortali studiati al Conservatorio (Bach e Beethoven), dapprima ripudiati e poi rivalutati: e qui evocati grazie alla maestria del Brodsky Quartet. Dulcis in fundo, c'è infine il ramo poetico: senza un nome proprio ma ricco di un libretto con le liriche delle canzoni più significative composte finora. A dimostrazione che Björk non è soltanto una straordinaria interprete, ma anche una fine poetessa. Cosa forse ovvia, in una terra i cui abitanti si nutrono di poesia come noi di spaghetti.
Per completare il quadro d'assieme, già straordinariamente ricco, non poteva mancare un'altra delle passioni supreme di Björk: l'arte visiva. "I video mi entusiasmano per il processo che c'è dietro, per la possibilità di lavorare a contatto di gomito con i registi", dice al riguardo. "Per molti versi è una cosa che mi libera, perché girando un video mi ritrovo a essere di nuovo una principiante. E' l'enfasi tutta centrata sul lavoro di gruppo, un "mood" che mi piace moltissimo". E così, ecco pronti a uscire sul mercato, verso la metà del mese, due impeccabili Dvd: "Volumen 1992-2003", sorta di "Greatest Hits" in versione visiva, e "Live at the Royal Opera House", che riprende i concerti del tour di "Vespertine" nei teatri più belli del mondo (compresi il Regio di Parma e l'Opera di Roma, dove si è esibita nel novembre dello scorso anno). Last but not least, ecco infine lo special "Inside Björk, un documentario di 50 minuti per la regia di Christopher Walker, che verrà diffuso in Italia da Tele+ Bianco lunedì 18 novembre, in seconda serata. Dove, fra i tanti ospiti interpellati (qualche nome: Lars von Trier, Sean Penn, Alexander McQueen), compare anche Elton John, che rilascia ai posteri la seguente, fulminea, dichiarazione apodittica: "L'ho amata fin dal primo momento che l'ho vista, perché è così piena di ispirazione, è un'artista vitale e vivente... Björk non è solo musica: è poesia, è visualità, è stile. E' arte in tutto ciò che fa, nel senso più pieno del termine".
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