Uomini e donne sono fatti in modo diverso e quando si parla di salute le differenze sono evidenti: le malattie colpiscono con modalità e frequenza diverse, la risposta alle terapie cambia, così come la risposta al dolore o alle sostanze che danno dipendenza ed ai ritmi circadiani.

La femminilità e la mascolinità sono qualcosa di più delle somma dei genitali di ciascuno: le differenze tra maschi e femmine esistono anche a livello cellulare, si manifestano nelle molecole, negli enzimi che metabolizzano i farmaci che assumiamo.

Curiosamente la ricerca scientifica troppo spesso continua ad operare come se queste differenze non ci fossero e spesso anche la classe medica si è adeguata a questo modo di affrontare le cose.

Lo conferma l’approvazione dal nostro Parlamento della prima legge in Europa in tema di applicazione e diffusione della Medicina di genere datata solo 2018.

Anche l’influenza dell’orologio biologico e dei diversi cicli circadiani sembra ancora lontana dall’essere ritenuta importante e degna di approfondimento dato che l’assegnazione del Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina agli scopritori dell’orologio biologico data solo 2017.

“I ritmi circadiani sono presenti in ogni organismo vivente e, oltre all’orologio biologico centrale situato nel nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo, esiste una serie di altri orologi periferici a livello degli altri organi e apparati” spiega il Prof. Roberto Manfredini (Dipartimento di Scienze Mediche e Centro Universitario di Studi sulla Medicina di Genere, Università di Ferrara; Direttore UOC Clinica Medica, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara).

Sempre il Prof. Manfredini: “Nonostante le caratteristiche ritmiche vengano trasmesse con il DNA e almeno il 20% del nostro genoma sia circadiano-dipendente, differiamo l’uno dall’altro per quanto riguarda la preferenza circadiana individuale (cosiddetto cronotipo).

E l’appartenere agli estremi cronotipi, mattutino (‘allodola’) ma specialmente nottambulo (‘gufo’), porta con sé la possibilità di associazioni con stili di vita incongrui, scelte alimentari errate, fino a veri e propri quadri patologici, sul versante metabolico e anche psicologico (specie nel genere femminile).”

“Il sonno, una delle condizioni più importanti per l’organismo, è ben organizzato secondo ritmi circadiani e presenta differenze sesso/genere per quanto riguarda sia i suoi disturbi che l’attività onirica.

Ma il sonno è anche una delle primissime funzioni a risentire di eventuali alterazioni (desincronizzazioni) dei ritmi circadiani e subito diventa frammentato, superficiale, con ripercussioni sulla sua qualità ed efficacia ristorativa.

E ancora una volta cronotipo ‘gufo’ e sesso/genere femminile rappresentano un cocktail svantaggiato, con possibili ripercussioni sulla resa scolastica o lavorativa.

Proprio nel vasto campo delle desincronizzazioni dei ritmi circadiani, il lavoro a turni occupa un ruolo di primo piano.

Da una parte, una serie di studi, a partire dal ben noto Nurses’ Health Study, ha riportato la possibilità di una associazione fra il lavoro a turni stesso ed un aumento del rischio di neoplasia della mammella.

Conosciamo ancora troppo poco su effetto dei farmaci e differenze di sesso/genere, figli di una ricerca che si è sempre rivolta al sesso maschile.

E cominciamo ora ad apprendere le potenzialità della cronoterapia, ovvero di una terapia temporizzata che faccia riferimento ai ritmi circadiani dell’organismo per aumentarne l’efficacia e ridurne gli effetti collaterali.

Si pensi all’oncologia e alla possibilità di usare i farmaci come vere bombe intelligenti capaci di colpire le cellule neoplastiche nel loro momento di replicazione, e risparmiando le sane.

Sembra che gli effetti tossici di certi chemioterapici siano maggiori nelle femmine, se somministrati al mattino, o nei maschi, se somministrati la sera.

‘L’ora del giorno dovrebbe essere considerata, nel disegno di uno studio, una variabile biologica chiave al pari del sesso’ si legge in una recente review sulla cronoterapia.”

Finalmente possiamo affacciarci ad un mondo nuovo che potrà sicuramente permettere cure migliori e più efficaci: speriamo che tutto ciò arrivi a chi in concreto dovrà poi curarci in tempi decenti.

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Istituto Superiore di Sanità
Centro di Riferimento per la Medicina di Genere
Medicina di Genere Newsletter, Aprile 2022
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Marco Dal Negro
Antonio Turetta

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