Una nuova ricerca, appena pubblicata sul British
Medical Journal dimostra che le differenze
geografiche nel consumo di sale in Italia,
significativamente più alto al Sud, sono legate alle
differenze economiche e sociali tra le regioni
meridionali e quelle centro-settentrionali. Lo
studio ha rilevato che il consumo di sale nella
popolazione italiana adulta è significativamente
maggiore nelle regioni del Sud in confronto a quelle
settentrionali e centrali.

In particolare in Sicilia, Calabria, Puglia e
Basilicata il consumo medio si attesta oltre gli 11
grammi al giorno contro valori inferiori ai 10
grammi in tutte le altre regioni. “Questo studio ci
fornisce indicatori importanti per la costruzione di
strategie mirate di informazione e prevenzione delle
malattie cardiovascolari - afferma Walter Ricciardi,
Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità - e va
nella direzione auspicata dal WHO che indica proprio
nella riduzione del consumo di sale alimentare uno
degli obiettivi prioritari di queste strategie“.
Le persone occupate in lavori manuali presentano un
consumo di sale decisamente maggiore di coloro che
sono impegnati in ruoli amministrativi e
manageriali; così pure avviene, in relazione al
grado di istruzione, per coloro che hanno conseguito
soltanto il diploma di scuola primaria rispetto ai
possessori di un diploma di scuola secondaria o di
un titolo universitario. Queste differenze sono
risultate indipendenti dall’età, dal sesso e da
altri possibili fattori confondenti.
Lo studio ha valutato il consumo alimentare di sodio
e di potassio in un campione nazionale di
popolazione generale adulta. Il campione utilizzato
per la presente analisi era costituito da 3857
uomini e donne, di età compresa fra 39 e 79 anni,
campionati a caso in 20 regioni nell’ambito di
un’indagine nazionale su un più vasto campione
condotta tra il 2008 ed il 2012 dall’Osservatorio
Epidemiologico Cardiovascolare/Health Examination
Survey dell’Istituto Superiore di Sanità in
collaborazione con l’ANMCO-HCF (Associazione
Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri-Fondazione
per il Tuo Cuore).
L’assunzione di sodio e di potassio è stata stimata
attraverso la misurazione dell’escrezione dei due
elettroliti nelle urine delle 24 ore.
I valori sono stati posti in relazione allo status
socio-economico, in termini di livello di istruzione
e di condizione occupazionale.
Sono stati costruiti modelli spaziali e
socioeconomici di assunzione di sodio e di potassio,
tenuto conto di potenziali fattori confondenti di
ordine socio demografico, antropometrico e
comportamentale.
I risultati hanno mostrato l’esistenza di un
significativo gradiente nord-sud di escrezione di
sodio; i partecipanti residenti nelle regioni del
Sud Italia (in particolare, Calabria, Basilicata,
Puglia e Sicilia) presentano un consumo di sale
stimato superiore in media a 11 grammi al giorno,
significativamente superiore a quello della maggior
parte delle regioni del Nord e Centro Italia.
E’ stata rilevata un’associazione lineare tra
livello di occupazione ed escrezione urinaria di
sodio (maggiore consumo di sale per coloro che
svolgono lavori manuali) ed una relazione simile è
stata trovata tra escrezione di sodio e livello di
istruzione (maggiore consumo di sale per coloro che
presentano un minore livello di istruzione).
In definitiva, Il gradiente socioeconomico ha
spiegato in larga parte la disomogeneità nella
distribuzione geografica del consumo di sodio.
Per quanto riguarda l'escrezione di potassio, questa
è risultata in generale insufficiente rispetto alle
raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS), comunque più alta nelle regioni
centrali e in alcune regioni del sud rispetto al
Nord Italia anche se il gradiente socioeconomico in
questo caso spiegava solo in piccola parte la
variazione spaziale.
In conclusione: il consumo di sale in Italia è in
media circa il doppio e quello di potassio
largamente inferiore rispetto alle raccomandazioni
dell’OMS, è significativamente maggiore negli strati
di popolazione a più basso livello occupazionale e
di istruzione, con una maggiore concentrazione al
Sud. Inoltre, la stima di un basso consumo di frutta
e verdura indica un allontanamento dal modello
tipico di alimentazione mediterranea.
Il Programma MINISAL-GIRCSI è stato sostenuto dal
Ministero della Salute nell’ambito del programma
“Guadagnare Salute”. Lo studio è nato dal Gruppo di
Lavoro per la Riduzione del Consumo di Sale in
Italia (Menosalepiusalute) in collaborazione con
l’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare/Health
Examination Survey dell’Istituto Superiore di Sanità
e ANMCO-Associazione Nazionale Medici Cardiologi
Ospedalieri.
Allo studio hanno collaborato, tra gli altri, il
Prof. Pasquale Strazzullo, Direttore del Centro di
Eccellenza per l’Ipertensione Arteriosa presso
l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di
Napoli, responsabile del Programma MINISAL e senior
author della ricerca; il Prof. Franco Cappuccio,
Ordinario di Epidemiologia Cardiovascolare
all’Università di Warwick (UK) e primo autore dello
studio e la Dr.ssa Simona Giampaoli, Responsabile
dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare
dell’Istituto Superiore di Sanità.
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Lo studio sul British Medical Journal
Marco Dal Negro
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