Negli ultimi venti anni, il consumo di cibi sani nel
mondo è cresciuto meno di quello dei cibi meno sani
come le carni lavorate industrialmente o le bibite
dolcificate.
L'analisi è contenuta nel primo studio mirato a
definire la qualità dell'alimentazione in 184 paesi
con 4,5 miliardi di persone, pubblicato da The
Lancet Global Health journal e finanziato dal
Medical Research Council e dalla Bill and Melinda
Gates Foundation.

I miglioramenti nella qualità del modo di
alimentarsi avvenuti tra il 1990 ed il 2010 sono
stati maggiori nelle nazioni ad alto reddito, anche
se accompagnati da modeste riduzioni nei consumi di
cibi poco sani e da altrettanto modesti incrementi
nel consumo di quelli più sani.
Ma vivere in paesi come USA e Canada, Europa
occidentale, Australia e Nuova Zelanda non ha
significato alimentarsi meglio perché in questi
paesi il consumo di cibi malsani è risultato il più
alto del mondo.
Altri paesi come la fascia sub-sahariana dell'Africa
o la Cina e l'India non hanno mostrato
miglioramenti.
Purtroppo la valutazione della salubrità degli
alimenti è ancora basata su parametri teorici, molto
lontani dalla realtà, ormai superati dai cambiamenti
avvenuti nelle società e nel modo di produrre ciò
che si mangia.
In questo studio si sono considerati alimenti e
nutrienti collegati con l'obesità e con altre
malattie come il diabete, i problemi
cardiocircolatori, il cancro, e tra questi sono
stati ritenuti sani frutta, verdura, fagioli e
legumi, noci mandorle ed altra frutta secca da
guscio, cereali integrali, acidi grassi polinsaturi,
pesci, omega-3 e fibre alimentari.
Sono ritenuti malsani cibi come le carni fresche, i
salumi, le bevande zuccherate, i grassi saturi, i
grassi trans, il colesterolo alimentare, ed il
sodio.
Questa è una classificazione ormai decisamente
superata perché puramente teorica, e le persone non
mangiano teorie, ma cibi, sostanze concrete, ed
allora le cose cambiano radicalmente.
La ricerca scientifica avanza, anzi corre, anche se
molti non se ne sono ancora accorti, e ci dice, ad
esempio, che la percentuale di colesterolo che viene
assunta dai cibi è notevolmente minore di quella
autoprodotta dal corpo, ci dice che dopo i 65 anni
il corpo tende a perdere massa muscolare e quindi un
po' di carne fa più bene che male. Ci dice che anche
un po' di sale è necessario, poco, certo, conferma
che troppe bibite fanno decisamente male, sui grassi
animali e vegetali si è riaperta la discussione, non
su quelli trans che sono confermati come velenosi.
Sui cereali integrali da più parti si comincia a far
notare che se veramente biologici mantengono le
promesse fatte, ma altrimenti ci regalano tutti i
pesticidi, gli ormoni ed i concimi chimici che si
fermano sulle parti esterne e che sono micidiali per
la salute presente, futura e dei figli che faremo.
Il pesce poi contiene mercurio, farmaci di ogni tipo
arrivati dalle fogne e dagli scarichi oppure ormoni
ed antibiotici se allevati.
Ma allora?
Allora partiamo dicendo che la realtà è troppo
complessa per essere compresa guardando a categorie
molto ampie, che non tengono conto delle differenze
e che, al massimo, possono farci prendere fischi per
fiaschi.
Ricordiamo che anche il corpo umano è molto
complesso e che quindi ha bisogno di molti nutrienti
diversi che si trovano in alimenti diversi:
fondamentali, perciò, diventano le quantità di
ciascun alimento che assumiamo.
I buoni ed i cattivi a questo punto si sono già
mescolati e le differenze sono diventate molto,
molto sfumate.
Rimangono poche regolette ad aiutarci: meglio cibi
meno lavorati industrialmente, perché l'industria
alimentare ha il compito di produrre soldi, non di
interessarsi della nostra salute, anche se in certi
casi potrà fornirci alimenti meno inquinati di
quelli naturali, ma che forse conterranno anche meno
nutrienti. Quindi, quando possibile, è meglio andare
all'origine degli alimenti, partire dalle materie
prime ed imparare a cucinarle.
Potremo riscoprire che gli alimenti, in origine,
avevano più sapore, più nutrienti e quindi bastava
mangiarne meno, cosa raccomandata da tutti gli
studiosi e che ognuno di noi può verificare:
mangiare minori quantità di cibi più ricchi ci
mantiene più leggeri, sani, impegna meno tutto
l'organismo e ci permette di gustare tutto di più,
con più piacere e soddisfazione. E di vivere meglio.
Vedi anche
Genetica: l'umanità perde lentamente ma
continuamente intelligenza ed emozioni (26/11/2012)
Per saperne di più sul colesterolo...
Per saperne di più
“Dietary
quality among men and women in 187 countries in 1990
and 2010: a systematic assessment” by Imamura et
al, is published in The Lancet Global Health.
Medical Research Council
Marco Dal Negro
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