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Le abitudini alimentari malsane nel mondo si diffondono più di quelle sane (06/03/2015)

Negli ultimi venti anni, il consumo di cibi sani nel mondo è cresciuto meno di quello dei cibi meno sani come le carni lavorate industrialmente o le bibite dolcificate.

L'analisi è contenuta nel primo studio mirato a definire la qualità dell'alimentazione in 184 paesi con 4,5 miliardi di persone, pubblicato da The Lancet Global Health journal e finanziato dal Medical Research Council e dalla Bill and Melinda Gates Foundation.

I miglioramenti nella qualità del modo di alimentarsi avvenuti tra il 1990 ed il 2010 sono stati maggiori nelle nazioni ad alto reddito, anche se accompagnati da modeste riduzioni nei consumi di cibi poco sani e da altrettanto modesti incrementi nel consumo di quelli più sani.

Ma vivere in paesi come USA e Canada, Europa occidentale, Australia e Nuova Zelanda non ha significato alimentarsi meglio perché in questi paesi il consumo di cibi malsani è risultato il più alto del mondo.

Altri paesi come la fascia sub-sahariana dell'Africa o la Cina e l'India non hanno mostrato miglioramenti.

Purtroppo la valutazione della salubrità degli alimenti è ancora basata su parametri teorici, molto lontani dalla realtà, ormai superati dai cambiamenti avvenuti nelle società e nel modo di produrre ciò che si mangia.
In questo studio si sono considerati alimenti e nutrienti collegati con l'obesità e con altre malattie come il diabete, i problemi cardiocircolatori, il cancro, e tra questi sono stati ritenuti sani frutta, verdura, fagioli e legumi, noci mandorle ed altra frutta secca da guscio, cereali integrali, acidi grassi polinsaturi, pesci, omega-3 e fibre alimentari.
Sono ritenuti malsani cibi come le carni fresche, i salumi, le bevande zuccherate, i grassi saturi, i grassi trans, il colesterolo alimentare, ed il sodio.

Questa è una classificazione ormai decisamente superata perché puramente teorica, e le persone non mangiano teorie, ma cibi, sostanze concrete, ed allora le cose cambiano radicalmente.

La ricerca scientifica avanza, anzi corre, anche se molti non se ne sono ancora accorti, e ci dice, ad esempio, che la percentuale di colesterolo che viene assunta dai cibi è notevolmente minore di quella autoprodotta dal corpo, ci dice che dopo i 65 anni il corpo tende a perdere massa muscolare e quindi un po' di carne fa più bene che male. Ci dice che anche un po' di sale è necessario, poco, certo, conferma che troppe bibite fanno decisamente male, sui grassi animali e vegetali si è riaperta la discussione, non su quelli trans che sono confermati come velenosi.

Sui cereali integrali da più parti si comincia a far notare che se veramente biologici mantengono le promesse fatte, ma altrimenti ci regalano tutti i pesticidi, gli ormoni ed i concimi chimici che si fermano sulle parti esterne e che sono micidiali per la salute presente, futura e dei figli che faremo.

Il pesce poi contiene mercurio, farmaci di ogni tipo arrivati dalle fogne e dagli scarichi oppure ormoni ed antibiotici se allevati.

Ma allora?

Allora partiamo dicendo che la realtà è troppo complessa per essere compresa guardando a categorie molto ampie, che non tengono conto delle differenze e che, al massimo, possono farci prendere fischi per fiaschi.

Ricordiamo che anche il corpo umano è molto complesso e che quindi ha bisogno di molti nutrienti diversi che si trovano in alimenti diversi: fondamentali, perciò, diventano le quantità di ciascun alimento che assumiamo.

I buoni ed i cattivi a questo punto si sono già mescolati e le differenze sono diventate molto, molto sfumate.

Rimangono poche regolette ad aiutarci: meglio cibi meno lavorati industrialmente, perché l'industria alimentare ha il compito di produrre soldi, non di interessarsi della nostra salute, anche se in certi casi potrà fornirci alimenti meno inquinati di quelli naturali, ma che forse conterranno anche meno nutrienti. Quindi, quando possibile, è meglio andare all'origine degli alimenti, partire dalle materie prime ed imparare a cucinarle.

Potremo riscoprire che gli alimenti, in origine, avevano più sapore, più nutrienti e quindi bastava mangiarne meno, cosa raccomandata da tutti gli studiosi e che ognuno di noi può verificare: mangiare minori quantità di cibi più ricchi ci mantiene più leggeri, sani, impegna meno tutto l'organismo e ci permette di gustare tutto di più, con più piacere e soddisfazione. E di vivere meglio.

Vedi anche
Genetica: l'umanità perde lentamente ma continuamente intelligenza ed emozioni (26/11/2012)

Per saperne di più sul colesterolo...

Per saperne di più
Dietary quality among men and women in 187 countries in 1990 and 2010: a systematic assessment” by Imamura et al, is published in The Lancet Global Health.

Medical Research Council

Marco Dal Negro