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Impariamo a distinguere la qualità degli alimenti (26/05/2015)

Quando si parla di alimenti di qualità il malinteso e l'ambiguità sono spesso la regola. All'EXPO di Milano un'indagine della Doxa avverte che sugli scaffali dei supermercati il futuro sarà sempre più artefatto, con cibi sempre più industriali, «Mangeremo sempre più pillole e ogm», sempre più alghe, cibi provenienti da orti galleggianti nel mare, e colture idroponiche.
Il tutto, per fortuna, accompagnato da una tecnologia che promette di dirci in tempo reale, prima ancora di arrivare alla cassa, da quale ettaro preciso di terra viene quella mela, quanto combustibile è servito per fare quella bistecca, quanto colesterolo c’è in quella locusta.

Per fortuna! Come se queste fossero le cose importanti per un alimento e non se contiene tutti i nutrienti che dovrebbe contenere, se sapore, profumo e consistenza sono quelli più buoni e se è privo di veleni aggiunti che manderanno in confusione i nostri ormoni, quelli dei nostri discendenti, i sistemi immunitari degli uni e degli altri e così via.

È questo il «Future District» che la Coop ha messo su all’Expo per dirci come faremo la spesa domani. Se questo è il futuro che desiderate sapete dove potrete trovarlo.
E sono questi, parallelamente, i risultati di una ricerca realizzata per Coop dalla Doxa con 6.400 interviste a italiani, tedeschi, inglesi, americani, russi, cinesi, indiani e brasiliani tra i 18 e i 54 anni di età.

Mi permetto di dubitare che queste siano proprio le preferenze dei popoli analizzati, tra i quali poi non riesco curiosamente a trovare francesi e spagnoli. Ma si sa, la scelta del campione e la successiva generalizzazione dei risultati rendono più facile la costruzione dei risultati finali.

Per fortuna, mentre qualcuno sogna di darci da mangiare cibi sempre meno naturali, cresce continuamente il numero delle persone che vogliono mangiare bene, che vogliono conoscere, imparare  a distinguere e valutare le diversità tra i diversi cibi, dalle varietà  e gli utilizzi delle diverse cipolle alle differenze tra un pesce allevato malamente ed uno allevato bene, o uno cresciuto selvaggio, con tutti i suoi profumi e senza le puzze, con tutti i suoi componenti e senza gli antibiotici e gli ormoni o le sostanze che ne mimano gli effetti sull'organismo. Sempre più persone preferiscono preparare ciò che mangiano partendo dalle materie prime di base.

Una insalata cresciuta in coltura idroponica ha sapore, consistenza e nutrienti diversi da una cresciuta in Trentino, o una in Liguria, nella pianura laziale o in Sardegna, dove le terre, le acque e le arie sono diverse, così come i climi.
Sostenere che sono la stessa cosa significa negare l'esistenza della biodiversità, oltre che l'evidenza. Ma cosa non si farebbe per la pagnotta!

Marco Dal Negro