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Sessualità

a cura di Marco Dal Negro

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Sesso compulsivo e multitasking

Il sesso compulsivo è una fregatura, un po' come certo essere multitasking, quando si legge un libro, ascoltando musica, controllando un messaggio su Whatsapp, tra un tweet e l'altro, con i Google Glass addosso che ci permettono di vivere la realtà aumentata e ci segnalano che nei paraggi ci sono altri 36.289 followers ed altrettanti amici, di cui non ce ne frega assolutamente nulla, e con i sensori dello smart phone che ci dicono che stiamo camminando, stiamo consumando 2,5 calorie, che il nostro cuore ha pulsazioni e pressione regolari e che abbiamo fatto 2.436 passi.
Tutte informazioni sicuramente fondamentali per vivere meglio, no? Che però occupano spazio nel nostro cervello che, purtroppo non è cresciuto, è ancora quello di quando si facevano, al massimo, due o tre cose alla volta, se andava bene, e non può quindi dedicare a ciascuna di queste più di tanto, saltando con l'attenzione da una all'altra.
Certo non coglieremo proprio tutto, magari perderemo anche dei pezzi importanti, magari capiremo poco, o una cosa per un'altra, ma vuoi mettere essere multitasking?

Il problema è che chi ha progettato tutti questi devices non ha parlato con chi ha progettato il cervello, o almeno con chi lo conosce bene, nella struttura e nel funzionamento, e quindi non ha tenuto conto dei limiti nè dell'hardware nè del software del corpo umano. Perchè siamo tutti un po' sognatori, sia chi ha progettato gli oggetti del multitasking che noi che ci siamo illusi di poterli veramente usare tutti insieme.

Il futuro è la tecnologia indossata diceva quello là, così per fare una corsa nella natura, invece di guardare davanti a me, il terreno, il panorama, dove metto i piedi, devo guardare, con un occhio nello schermo della telecamera che mi dice che è tutto o.k., ma che purtroppo mi ha coperto un pezzetto di visuale, minimo eh, ma che corrisponde ad un pezzetto di terreno sul quale c'è una merda che ... non vedo e sulla quale metto un piede scivolando un pochino, quel tanto che basta ad arrivare ad un piccolo avvallamento, una buca, non grande, ma sufficiente a far fare un piccola torsione alla caviglia, tipo uno strappo, minimo ma dolorosissimo, che, come hanno detto i medici del pronto soccorso dove mi hanno portato dopo avermi trovato i soccorritori al mattino dopo, perchè ero in un punto dove non c'era campo per lo smartphone, e dove mi hanno trovato dei gitanti per caso, la caviglia aveva i legamenti rotti e ne aveva peruna quarantina di giorni.
Certo ormai, della tecnologia non possiamo proprio farne più a meno.

E il sesso compulsivo?
La prossima volta.

Marco Dal Negro