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Sessualità

a cura di Marco Dal Negro

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Siano soldi o sessualità, la nostra felicità dipende anche dagli altri (20/02/2014)

La felicità e la soddisfazione che vengono dai soldi, o meglio dal reddito, e dal sesso, hanno almeno una cosa in comune: sono molto influenzate dagli altri.
Il modo in cui viviamo queste gioie e ci sentiamo soddisfatti dipende dal nostro livello rispetto a quello degli altri: se siamo bravi almeno come gli altri è O.k., meglio ancora se siamo un po' più bravi degli altri.

Particolare da "Il Bacio dell'Hotel de Ville" - Robert Doisneau

Questa è una delle scoperte fatte da Tim Wadsworth, professore associato di sociologia alla University of Colorado Boulder, e contenute in uno studio su quanto alla frequenza dei rapporti sessuali corrisponde la felicità. E' curioso vedere uno studio che mette in relazione la felicità con il sesso prescindendo dalla qualità, ma la cosa non è poi così strana, in questo caso, perchè l'analisi è rivolta in modo particolare al rapporto tra il singolo e la sua comunità di riferimento, cioè l'ambiente sociale di cui ritiene far parte.
Lo studio “Sex and the Pursuit of Happiness: How Other People’s Sex Lives are Related to our Sense of Well-Being” è stato pubblicato nell'edizione di febbraio 2013 di Social Indicators Research.

In sintesi Tim Wadsworth sostiene che, a parità di reddito o di attità sessuale, la nostra soddisfazione può essere poca o tanta, a seconda degli standard dei membri del nostro ambiente sociale.
Analizzando statistiche ed analisi di dati su scala nazionale (U.S.A.) Wadsworth ha visto che i livelli di felicità crescevano con la frequenza dei rapporti sessuali.
Ma ha anche scoperto che era più infelice chi pensava di avere rapporti meno frequenti della media, mentre era più felice chi pensava di averli più frequenti.

Quindi è vero che avere rapporti più frequenti corrisponde a maggiore felicità (ma qual'è la causa e quale l'effetto?), ma è altrettanto vero che questa felicità è condizionata dall'idea che le persone hanno di sè rispetto agli altri. E' una questione di auto-stima. D'altra parte come si potrebbe essere felici sapendo di essere meno degli altri del nostro gruppo: meno abili, meno capaci, meno bravi, e quindi di valere meno? Si dovrebbe essere molto sicuri di sè, equilibrati, forti, sufficientemente distaccati e si dovrebbe essere consapevoli del proprio valore.

Ma Wadsworth ha analizzato anche la cosa in termini di valori assoluti, trovando che anche per quanto riguarda la frequenza dei rapporti ci sono dei limiti: oltre le 4 volte alla settimana i valori riportati indicavano un calo nella soddisfazione, il che può indicare però anche un limite intrinseco dei dati utilizzati: nella categoria 4 o più volte alla settimana erano comprese anche le persone che avevano rapporti tutti i giorni o anche 30 volte alla settimana. Una situazione non infrequente per i sesso-dipendenti e per i lavoratori del mondo del sesso, tutte persone non necessariamente felici di questa frequenza.

Ma come si fa a sapere quali sono i valori di riferimento del nostro gruppo?
Essendo la sessualità un ambito privato non è sempre facile conoscere questi dati nei confronti dei quali rimangono quasi sempre dei dubbi che portano non poche insicurezze, nei più giovani come nei meno giovani, ma anche in quelli di mezzo. Le fonti sono spesso indagini pubblicate dai diversi media, dai film, da quanto riportato da amici, amiche e colleghi (vedi anche "Amanti e bugie: quanti partner hai realmente avuto? " http://www.mybestlife.com/sexuality/news-2013-giu/11-06-2013-amanti-bugie.htm).

Come risultato di queste informazioni, se una persona ha 2 o 3 rapporti al mese e pensa che gli altri ne abbiano uno alla settimana, la probabilità che questa persona riporti un più alto livello di felicità, secondo Wadsworth scende più o meno del 14%.
Wadsworth è ricercatore associato al CU-Boulder’s Institute of Behavioral Science, che si occupa anche di ricerca sula felicità a 360°, e questo gli ha permesso di vedere le cose in modo più ampio rispetto ad altri.

Certo gli esseri umani sono sostanzialmente animali sociali, ma il peso dell'idea che noi abbiamo circa il valore che gli altri ci attribuiscono varia nelle culture dei diversi paesi.

Bella l'idea di Wadsworth di domandare ai propri studenti di scrivere tre aggettivi per descriversi.
Dopo di che la domanda: "I vostri aggettivi avrebbero lo stesso valore e significato anche se foste su di un'isola deserta nella quale non ci sia nessuno con cui paragonarsi?"

Per saperne di più
University of Colorado Boulder

Vedi anche
Amanti e bugie: quanti partner hai realmente avuto?

Marco Dal Negro