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Sessualità

a cura di Marco Dal Negro

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Ormoni nell'ambiente: piccole quantità per grandi danni (02/04/2014)

Una delle cause riconosciute per il calo delle risorse ittiche naturali è la presenza nell'ambiente di sostanze che mimano gli ormoni causando problemi al ciclo riproduttivo dei pesci.
Sono moltissime le sostanze prodotte e rilasciate nell'ambiente dall'uomo che hanno effetti simili agli ormoni, sugli animali e sull'uomo, dei quali squilibrano i sistemi ormonali che regolano tutto l'organismo, in particolare il sistema riproduttivo.
Questi composti si trovano in molti materiali e prodotti come i pesticidi, i cosmetici, i coloranti, le materie plastiche ed i prodotti farmaceutici.

 

Sono chiamati anche ormoni ambientali perché le loro molecole si comportano come gli ormoni ai quali assomigliano anche nella struttura e penetrano nel vostro organismo con l'aria, dalla pelle, ciò che mangiamo, i farmaci, ed influenzano il vostro sistema riproduttivo riducendo la qualità degli spermatozoi e la fertilità maschile. Lo stesso avviene anche per gli animali, tra i quali i pesci che si vorrebbe pescare.

Nonostante le tante prove dell'influenza di queste sostanze sugli animali (un esempio per tutti: ricordate i pesci del Tamigi che cambiavano sesso, fatto di cui hanno parlato tutti i media alcuni anni fa?) vi erano ancora studiosi che negavano questa influenza alimentando una polemica nel mondo scientifico.
Per fare chiarezza sul problema il rigoroso Fraunhofer Institute for Molecular Biology and Applied Ecology IME di Schmallenberg, in Germania, ha messo a punto delle attrezzature ed una metodica che hanno tagliato la testa al toro dimostrando la indiscutibile influenza di queste sostanze sulla capacità di riprodursi di alcuni pesci.

Utilizzando una serie di vasche di acqua dolce nelle quali c'erano dei gruppi selezionati di pesci zebra (Danio rerio), i ricercatori tedeschi ne hanno seguito il ciclo di vita, il periodo della riproduzione ed hanno verificato cosa succede a questi pesci dopo essere stati messi in contatto con diverse di queste sostanze che mimano gli ormoni. Particolare attenzione è stata posta alle fasi dell'accoppiamento, della formazione degli embrioni e dello sviluppo sessuale della prole, compresa la successiva capacità di riprodursi. Tutti fattori potenzialmente influenzati dall'azione di sostanze di questo tipo.

Gruppi di pesci di tagli analoga sono stati quindi esposti a diverse sostanze, a diverse concentrazioni, lasciando il gruppo di controllo fuori da questo tipo di contatti.

Teigeler spiega che il ciclo di vita del test inizia impiegando uova fertilizzate ottenute da genitori non sottoposti a stress chimico.
Gli embrioni si schiudono dopo tre giorni e ne vengono determinati il numero e dimensione.
Dopo tre mesi gli animali sono abbastanza maturi per potersi riprodurre, e la loro capacità riproduttiva viene accuratamente determinata attraverso il numero di uova deposte. Durante la fase della deposizione, ogni giorno vengono rimosse le uova dalla vasca sperimentale e vengono contate. Essendo poi trasparenti è possibile vedere se sono state fecondate.

I ricercatori hanno verificato che sono sufficienti quantità minime di questi pseudo-ormoni per rendere impossibile la riproduzione dei pesci zebra. Nessun accoppiamento né deposizione delle uova in presenza di minime concentrazioni di etiniestradiolo, un estrogeno sintetico contenuto in pillole anticoncezionali.
Ma sono stati osservati effetti negativi anche nei test con altre sostanze.
Per esempio i test con l'ormone sessuale sintetico trenbolone ha portato la mascolinizzazione degli animali: in seguito alla somministrazione della sostanza il 100% dei pesci si è sviluppato come maschio.
Questo è stato osservato anche con gli inibitori dell'aromatasi impiegati come fungicidi nella protezione degli impianti.
Come paragone i ricercatori si sarebbero aspettati una suddivisione maschi/femmine al 50% come per il gruppo di controllo.

Sono molte le sostanze che operano come disruttori endocrini mimando l'azione degli ormoni, sia maschili che femminili: per quanto riguarda i pesci, il Fraunhofer Institute ora ha reso disponibile i mezzi per verificare, ogni volta che sia necessario, che una sostanza chimica non danneggerà il sistema riproduttivo degli animali.
Perché anche gli esseri umani possano essere tranquilli che il loro sistema endocrino non venga aggredito da sostanze indesiderate può darsi che si debba aspettare fino a quando i danni non colpiranno chi per ora ne trae beneficio.

Per saperne di più sui disruttori endocrini...

Per saperne di più
Fraunhofer-Gesellschaft

Marco Dal Negro