Per molti diabetici pungersi i polpastrelli ogni
giorno significa tenere sotto controllo i livelli di
glucosio nel sangue ed è parte della vita di tutti i
giorni, specialmente per chi è affetto da diabete di
tipo-1, che deve tenere sotto stretto controllo i
livelli perchè il corpo non è in grado di produrre
l'insulina necessaria per lavorare il glucosio nel
sangue.
Molte volte al giorno queste persone devono usare
una piccola goccia di sangue per la misurazione: è
l'unico modo per verificare i valori nel sangue così
da poter iniettare la giusta quantità di insulina. E
questa piccola puntura non è solo fastidiosa, ma può
creare anche infiammazione o cheratinizzazione della
pelle, e per i pazienti ipersensibili tutto ciò può
rappresentare veramente una pena.
Ora è stato messo a punto un nuovo sistema di
misurazione che non prevede punture.
L'idea alla base del sistema è un biosensore posto
sul corpo del paziente, in modo da poter misurare i
livelli di glucosio in continuo utilizzando fluidi
diversi dal sangue, come ad esempio il sudore o le
lacrime.
In passato c'erano già dei sensori bioelettrici ma
erano troppo grandi, troppo imprecisi e consumavano
troppa energia. I ricercatori del Fraunhofer
Institute for Microelectronic Circuits and Systems
IMS di Duisburg sono recentemente riusciti a
sviluppare un nano-biosensore che supera questi
problemi.
Il principio di misurazione comporta una reazione
elettrochimica che si attiva con l'aiuto di un
enzima. La glucosio ossidasi converte il glucosio in
perossido di idrogeno, H2O2 ed in altre sostanze
chimiche la cui concentrazione può essere misurata
con un potenziostato. Questa misurazione è
utilizzata per calcolare il livello di glucosio.
Il biosensore ha un chip di 0,5 x 2,0 millimetri che
non contiene solo un nanopotenziostato: i
ricercatori del Fraunhofer Institute gli hanno
attaccato un intero sistema diagnostico, con
integrato anche un convertitore analogico digitale
che converte i segnali elettrochimici in segnali di
dati digitali.
Il biosensore, quindi, trasmette i dati in modo
wireless, via radio ad un apparecchio mobile
permettendo al paziente di monitorare in tempo
reale, da solo, la situazione del glucosio.
Oltre alle dimensioni minime il sensore consuma
molto meno dei precedenti: si passa da 500
microampère a 5 volt, a 100 microampère. L'uso di un
sistema passivo fornisce al sistema una durata
maggiore e può essere portato anche per settimane se
non mesi. Oltre a poter mandare e ricevere dati il
sistema può essere anche rifornito di energia
attraverso la radiofrequenza.
Le possibilità legate a questo nanobiosensore sono
molte, compresa quella di indicare automaticamente
la quantità di insulina necessaria da somministrare.
E' un nuovo mondo da esplorare.
Per saperne di più
http://www.fraunhofer.de/
( MDN )
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