C'è sempre stata l'esigenza di trovare un modo per permettere la permanenza dei farmaci nell'organismo, contrastando il sistema immnunitario che li vedeva come estranei e che cercava, qundi di eliminarli.
Per la prima volta i ricercatori hanno forse trovato il modo di raggiungere l'obiettivo, incapsulando i farmaci e le sostanze terapeutiche in cellule vive.
Il resoconto è pubblicato sul giornale ACS', Nano
Letters.
Nello studio, Dayang Wang ed i suoi colleghi spiegano l'efficienza dell'organismo nell'attaccare virus e batteri esterni che possono nuocere.
Ma l'organismo considera come oggetti esterni da eliminare anche nano-farmaci ed altre medicine.
Per cercare di fare restare i farmaci più a lungo possibile nel corpo, i ricercatori hanno cercato di imbrogliare il sistema immunitario incapsulandoli e camuffandoli in modo che sembrino cellule naturali.
Per anni i ricercatori hanno cercato i materiali più adatti, senza riuscirci.
Alla fine, Wamg ed i suoi colleghi hanno risolto il problema utilizzando cellule vive come "mantello dell'invisibilità".
Dato che le cellule "mantello", (CMCs, cell membrane capsules) erano cellule vive, il corpo ne rimaneva imbrogliato perché supponeva che erano lì perché dovevano trovarsi lì.
In questo modo, i farmaci e le nanoparticelle che si trovavano all'interno delle CMCs restavano nell'organismo più a lungo rispetto a quelle incapsulate in altri materiali.
Per saperne di più
American Chemical Society
(MDN)
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