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Allarme pesticidi: 1 frutto su due ed una verdura su cinque sono contaminati (02/06/2003)

 

Mele e ciliege al DDT, uva al captano, pomodori al clorpirifos: è così che la dieta mediterranea cambia faccia.
Scegliendo frutta e verdura sulle bancarelle del mercato o sui banchi del supermercato, di una cosa infatti possiamo star certi: assieme alle mele, alle arance, ai peperoni, alle carote, c'è una probabilità su due di portarsi a casa un bel carico di erbicidi, antiparassitari, fungicidi.
La metà della frutta infatti, stando ai campioni (quasi 11mila) analizzati nel 2002 dalle Agenzie Ambientali e dalle Asl, è contaminata da almeno un tipo di pesticida. In un prodotto su quattro si trovano addirittura tracce di più di un principio attivo. Migliore ma non buona la situazione della verdura: il 20% dei campioni passati al vaglio è risultato contaminato da almeno un pesticida, e nel 5% ne sono stati trovati più d'uno. E poi ci sono pure i campioni irregolari, dove non solo i pesticidi ci sono, ma superano le concentrazioni imposte per legge o sono addirittura vietati: sono il 2% del totale, un dato tutt'altro che rassicurante, visto l'aumento rispetto all'anno passato (nel 2001 erano l'1,3%).

"Assistiamo al paradosso — ha detto Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente, durante la presentazione, oggi a Roma, del rapporto Pesticidi nel piatto 2003 — di frutta e verdura che da una parte vengono unanimemente consigliate (da nutrizionisti, medici, dietologi) come la chiave per un'alimentazione sana, e dall'altra contengono tali e tante sostanze da mettere a rischio la salute di chi le consuma. E in Italia la situazione è allarmante. L'attenzione alla presenza di più d'un residuo nello stesso prodotto poi è bassissima. 

Colpa d'una legislazione vecchia di oltre 30 anni che non prevede ancora un limite alla somma di più residui nello stesso alimento e che ignora il principio di precauzione: continuano ad essere tollerate infatti sostanze che, come il procimidone, il vinclozolin o il captano, l’Epa (l'americana Environmental protection agency) ha da tempo classificato come possibili o probabili cancerogeni". Succede così che, per eludere la legge che impone un tetto all'uso dei singoli pesticidi, in tanti fanno ricorso ai cocktail di sostanze le cui conseguenze sulla salute umana rappresentano un'incognita pericolosa.

Ecco allora che numerosi sono i casi eclatanti raccolti nel dossier: in Calabria su una sola ciliegia, regolare secondo la legge, sono stati trovati 3 pesticidi (paration, clorpirifos e metidation). 19 peperoni sui 76 prelevati dai mercati dell'Emilia Romagna (esattamente il 25%), e provenienti dalla Spagna, risultano fuorilegge perché contaminati da un fungicida vietato nel nostro Paese; sempre in Emilia Romagna, della 218 mele controllate, solo 50 (il 22,9%) sono risultate "senza residui rilevabili", a fronte di ben 168 (il 77,1%) contaminate, di cui 10 fuori legge. In Trentino Alto Adige il 50% dell’uva analizzata (7 su 14 campioni) risulta irregolare perché contenente, in 6 casi, sostanze vietate in Italia, e nel settimo una concentrazione eccessiva di captano. L'Arpa di Trieste ha trovato tracce di DDT in ciliegie, mele e carote; in Liguria il DDT è stato trovato in salvia, origano e sesamo, in cui come nel pepe è stato addirittura trovato del lindano (vietato da anni, al pari del DDT). Trovare sostanze vietate da anni come il DDT è la prova dell'esistenza di un turismo dei pesticidi: in molti casi infatti i prodotti che contengono queste sostanze arrivano da paesi extraeuropei in cui quei prodotti sono ancora in uso.

"E poi c'è il problema dei controlli - aggiunge Ferrante. Capita infatti che l'assenza di tracce di pesticidi non sia tanto il sintomo della buona qualità di frutta e verdura, quanto piuttosto della scarsa affidabilità delle analisi". E' il caso dell'Arpa di Isernia, ad esempio, che nel 2002 ha passato al microscopio solo 44 campioni, ricercando in ognuno non più di 10 principi attivi. L'Arpa Toscana invece scandaglia 1249 campioni fra frutta verdura e derivati, alla ricerca di ben 188 principi attivi. Altre agenzie virtuose sono quella piemontese (oltre mille campioni analizzati), quella dell'Emilia Romagna (3162 analisi), e quella laziale (194 principi attivi e 1511 campioni). "Una disparità non solo ingiustificata ma preoccupante. 

E' necessario che i laboratori competenti effettuino in maniera puntuale e approfondita questo tipo di analisi, ampliando (in molti casi) il numero di principi attivi ricercati, per informare correttamente i consumatori. Anche le organizzazioni agricole dovranno mantenere alto il livello di attenzione curando corsi di formazione per gli agricoltori che utilizzano pesticidi finalizzati alla difesa integrata, mentre il consumatore attento dovrà scegliere i prodotti di stagione, meglio se di provenienza nazionale, spesso meno contaminati, meglio ancora se da agricoltura biologica. Un aiuto, ci auguriamo, potrebbe arrivare dal recente accordo tra i Ministri della salute e dell'ambiente e le regioni per l'adozione dei Piani nazionali di sorveglianza sanitaria ed ambientale sugli effetti dei prodotti fitosanitari".

Da segnalare in positivo, invece, l’aumento delle regioni che eseguono le analisi anche sui prodotti biologici, mentre ancora scarsi sono quelli sugli alimenti destinati all’infanzia e alle mense scolatiche.La stessa metodologia dei controlli non è pienamente affidabile: i limiti di legge sono tarati sulla base della pericolosità per l’organismo di un adulto di circa 60 kg di peso. Secondo il National Research Council, invece, le procedure dovrebbero fondarsi su un modello ben diverso: la tolleranza di riferimento dovrebbe essere quella di una bambina (i più piccoli mangiano in relazione alla massa corporea più di un adulto e consumano alimenti a più elevato rischio di residui di pesticidi, come i succhi di frutta, frutta fresca e ortaggi; le bambine hanno dimostrato poi una maggiore sensibilità agli effetti sugli organi riproduttivi) nella fascia d’età più sensibile dal punto di vista dell’organismo, e cioè da zero anni alla pubertà. Uno studio dell’Università di Seattle, che ha analizzato i residui da pesticidi e loro metaboliti in bambini di età pre-scolare, ha concluso che i piccoli che consumano frutta e verdura biologica presentano una concentrazione di residui sei volte più bassa dei coetanei che consumano prodotti convenzionali. 

E visto che l'assunzione (diretta, per via alimentare, o indiretta, attraverso la placenta) di inquinanti ambientali come i pesticidi può alterare lo sviluppo del sistema nervoso centrale, l'Epa ha addirittura messo in relazione l'aumento vertiginoso di patologie comportamentali (letteralmente esplosi in questi ultimi ani negli Usa) anche con l'aumento delle assunzioni di questi inquinanti.Quella italiana, nonostante il carico sia in calo, resta un'agricoltura fortemente dipendente dai pesticidi. Il quantitativo di sostanze chimiche utilizzate in agricoltura nel nostro Paese rimane uno dei più alti in Europa: nel 1997 (ultimo anno per cui l'Eea fornisce dati ufficiali per l’Italia) sono state sparse 77.709 tonnellate di pesticidi (fra erbicidi, battericidi, fungicidi, insetticidi), più di quante ne siano state usate in Germania e Regno Unito insieme.Per il 2002 possiamo stimare in circa 66.000 le tonnellate di pesticidi e fitofarmaci utilizzati in Italia: qualcosa come 440 kg per chilometro quadrato di superficie agricola. Un quantitativo impressionante, dal momento che per ogni chilogrammo di principio attivo utilizzato, solo 10 grammi vengono assimilati dagli insetti oggetto del trattamento, mentre i restanti 990 rimangono nell’ambiente, sui frutti e nel terreno. Anche quello dei prodotti chimici per l'agricoltura è un mercato sul quale la criminalità organizzata sta mettendo le mani. 

I Nas, come risulta dal rapporto del Comando dei Carabinieri per la Sanità del 2002, hanno effettuato 1.254 ispezioni relative ai prodotti fitosanitari, accertando infrazioni in 489 casi (il 39%) Le persone segnalate alle autorità sono state 360 (erano state 309 nel 2001), 46.263 le confezioni sequestrate per 213.799 kg di peso e valore pari a 1.955.497 €. Gli illeciti amministrativi sono stati 391. "La criminalità - spiega Ferrante - offre la possibilità agli imprenditori disonesti di utilizzare sostanze chimiche senza denunciarne l’acquisto e l’utilizzo agli enti competenti e procurandosele sottocosto". A facilitare i traffici è anche la mancanza di tracciabilità: non esiste l’obbligo infatti di segnalare in maniera indelebile e progressiva le confezioni di pesticida acquistate ed utilizzate. 

In molti casi poi le sostanze comprate al mercato nero vengono diluite con quelle legalmente registrate, modificandone tossicità e rischi, e rivendute sotto banco. "Questo non solo va a discapito del consumatore e all'ambiente, com'è ovvio. Ma lo stesso agricoltore, privato di ogni informazione sul prodotto che impiega, mette a rischio la sua salute".

 


L'armadietto omeopatico casalingo
(del Dott. Turetta)
Quali sono i problemi o le disfunzioni che possono giovarsi di un intervento omeopatico d'urgenza e, di conseguenza, come dovrebbe essere un ideale armadietto medicinale omeopatico casalingo.


 

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