L'ipocondria del malato immaginario poggia su solide
basi biologiche che poco hanno a che fare con
l'immaginazione.
Un gruppo di ricercatori dell’Università Luigi
Vanvitelli, coordinato da Dario Grossi, ordinario di
neuropsicologia, ha scoperto che il problema nasce
da un'alterazione della connettività funzionale,
delle comunicazioni tra strutture cerebrali
impegnate nella rappresentazione del corpo, in
particolare tra due aree: una contribuisce al
riconoscimento visivo delle parti corporee e a
distinguere se sono le proprie oppure no ed un'altra
che è la principale struttura del cervello che
integra le informazioni motorie e sensoriali
somatiche.
Normalmente queste due aree sono funzionalmente
connesse in maniera molto consistente e lavorano
proprio per consentire l’integrazione della
coscienza corporea, con una piena coscienza di sé e
del proprio corpo. Negli ipocondriaci ci sarebbe
invece un’«asincronia» nel funzionamento delle
connessioni tra le due aree.
"Sembra un paradosso -
spiega Grossi - gli ipocondriaci sono eccessivamente
concentrati sul loro corpo, hanno un'amplificata
enterocezione, ma una ridotta funzionalità nelle
reti neurali che consentono la consapevolezza
corporea. Forse proprio queste discordanti
elaborazioni cerebrali consentono la costruzione di
malattie immaginarie".
Per saperne di più
Cortex
Altered functional connectivity of interoception in
illness anxiety disorder
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Università degli Studi
della Campania
Luigi Vanvitelli
Dipartimento di psicologia
Professor Dario Grossi
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Marco Dal Negro |