La fobia sociale è una delle situazioni ansiose più
diffuse, è quella di chi ha difficoltà nei rapporti
sociali. Uno studio anglo-norvegese ha dimostrato
che il modo più efficace di curare questo problema è
la terapia cognitiva, senza l'uso di farmaci.
Le tre opzioni terapeutiche per la fobia sociale
sono la terapia farmacologica, la terapia cognitiva
e le due associate.
Fino ad ora si è ritenuto che l'associazione di
psicoterapia e farmaci desse i risultati migliori,
ma la ricerca appena pubblicata sul giornale
Psychotherapy and Psychosomatics ha mostrato che,
nel lungo periodo, funziona meglio la sola terapia
cognitiva.
L'80% circa dei partecipanti allo studio ha
migliorato in modo significativo o è completamente
uscito dal problema con la sola terapia cognitiva.
Per non fare confusione con i termini bisogna
chiarire che l'ansia sociale non è una diagnosi ma
un sintomo con cui molti si confrontano riuscendo a
conviverci. Quando la situazione si acutizza e
l'ansia cresce troppo facilmente, diventa eccessiva,
troppo frequente, diventa patologia, fobia sociale.
Hans M. Nordahl spiega che molti medici ed ospedali
combinano la terapia cognitiva con i farmaci, la
famosa pillola della felicità. Questo approccio
funziona con i pazienti depressi, ma sortisce
l'effetto opposto con le persone con ansia sociale
patologica, e pochi professionisti sono consapevoli
di ciò.
Pillole della felicità come gli inibitori selettivi
della ricaptazione della serotonina possono avere
effetti collaterali piuttosto importanti.
Quando i pazienti che hanno assunto questi farmaci
per un certo periodo decidono di ridurli, le
sensazioni fisiche associate con la fobia sociale,
come i brividi, le vampate di calore e le vertigini
in situazioni sociali tendono a tornare, e le
persone spesso finiscono per ricadere in uno stato
di ansia sociale acuta.
I pazienti si affidano più spesso ai farmaci e danno
meno importanza alla terapia psicologica.
Pensano che siano i farmaci a farli stare meglio e
così diventano dipendenti d qualcosa di esterno,
invece di imparare a gestirsi autonomamente.
In questo modo il farmaco mistifica la realtà
terapeutica, nascondendo al paziente la vera
soluzione del suo problema, che si basa
sull'apprendimento di tecniche efficaci che
permettono di gestire l'ansia da soli. Fatto per
altro che incrementa l'autostima in un circolo
virtuoso che rende sempre più sicuri di sé portando
i pazienti a vedere sempre meno situazioni come
potenzialmente rischiose.
Per lo studio del
professor Hans M. Nordahl sono stati seguiti 100
pazienti, divisi in quattro gruppi.
Il primo ha ricevuto solo farmaci;
il secondo solo terapia cognitiva;
il terzo una combinazione delle prime due;
il quarto pillole placebo.
I quattro gruppi sono
stati confrontati nel tempo ed i partecipanti
seguiti per un anno dopo la fine delle cure.
Durante i trattamenti e
subito dopo, i pazienti del secondo e del terzo
gruppo hanno mostrato risultati positivi analoghi,
ma ad un anno di distanza, è stato chiaro che i
partecipanti del secondo gruppo, quelli sottoposti
solo a terapia cognitiva, stavano meglio.
Torkil Berge, psicologo
al Diakonhjemmet Hospital di Oslo e vertice
dell'Associazione Norvegese per la Terapia
Cognitiva, osserva poi che il problema dell'ansia
sociale patologica è più diffuso di quanto si pensi:
il 12% della popolazione ne è interessato in qualche
momento nel corso della vita.
E' un problema che viene
tenuto nascosto da molti pazienti che in questo modo
non vengono aiutati ad affrontarlo. Sono migliaia le
persone che perciò non vengono curate in modo
adeguato ed alla maggior parte di quelle che
vogliono curarsi vengono probabilmente offerti i
farmaci.
Nordahl ed il suo gruppo
di studio hanno anche lavorato per affinare la
terapia cognitiva aggiungendo nuovi elementi che
l'hanno resa più efficace.
Nordahl spiega che
attualmente il suo gruppo utilizza quella che viene
chiamata terapia metacognitiva, che vuol dire che i
terapeuti lavorano con i pensieri, le reazioni e le
convinzioni dei pazienti, insegnando loro ad
imparare come dirigere e regolare la propria
attenzione.
Il passo successivo è
ora quello di sviluppare una terapia cognitiva
standardizzata specifica per i pazienti che soffrono
di problemi di ansia sociale.
Per saperne di più
Psychotherapy and Psychosomatics
Paroxetine, Cognitive Therapy or Their Combination
in the Treatment of Social Anxiety Disorder with and
without Avoidant Personality Disorder: A Randomized
Clinical Trial
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Marco Dal Negro |