Nella vita di tutti i giorni la consapevolezza
corporea, il sentimento di possedere il proprio
corpo e tutte le parti che lo compongono, è
immediata e scontata, nessuno ha dubbi sul fatto che
il nostro corpo ci appartenga. Ma tale
consapevolezza può essere alterata portando alcune
persone ad essere convinte che un braccio o una
gamba (o qualsiasi altro pezzo) non sia più parte
del proprio corpo.
Può succedere come conseguenza di lesioni cerebrali,
ma anche dell'utilizzo di tecniche come l'ipnosi o
di manipolazioni sperimentali come quella chiamata
'illusione della mano di gomma'.
Con l'induzione di uno stato ipnotico è possibile
sospendere in un individuo la coscienza di una
porzione specifica del proprio corpo creando la
convinzione che non ne sia più parte. Quindi non
risponderà più ad alcun comando motorio e potrà
perdere parzialmente o integralmente la sensibilità
nei confronti del contatto, del caldo, del freddo,
ma anche del dolore.
In questo caso si può arrivare all'anestesia,
utilizzata con successo da tempo in molte strutture
ospedaliere in tutto il mondo nei casi di pazienti
che non desiderano o non possono sottoporsi agli
anestetici.
Con la tecnica dell'illusione della mano di gomma
guardare una mano di gomma che viene toccata
contemporaneamente alla propria mano nascosta alla
vista, genera in molte persone l’illusione
sensoriale che il tocco sentito (sulla propria mano)
provenga dalla mano di gomma; ciò crea la sensazione
che la mano artificiale sia diventata parte del
proprio corpo, mentre la vera mano viene lasciata in
uno stato di abbandono, come se venisse esclusa
dalla propria esperienza per lasciare il suo posto a
quella nuova.
Quale ruolo gioca normalmente il sistema nervoso
nella genesi della consapevolezza corporea? E quali
processi generano l’illusoria sensazione di possesso
della mano di gomma, fino ad escludere la mano
propria?
Francesco della Gatta, dottorando della scuola in
“Philosophy and Human Sciences” dell’Università
degli Studi di Milano, Francesca Garbarini,
ricercatrice del Dipartimento di Psicologia
dell’Università degli Studi di Torino e
collaboratori, si sono chiesti se la capacità della
corteccia cerebrale di muovere volontariamente la
propria mano cambi durante l’alterata percezione
corporea creata dall'illusione della mano di gomma.
Gli esperimenti sono
stati condotti nel laboratorio di Neurofisiologia
Umana del Dipartimento di Scienze della Salute
dell’Università degli Studi di Milano, diretto da
Paola Borroni. I ricercatori hanno osservato
l’attività funzionale della corteccia cerebrale
nell’area corticale deputata al controllo dei
movimenti della mano, utilizzando la stimolazione
magnetica transcranica (TMS) ed hanno scoperto che
quando un individuo percepisce illusoriamente la
mano finta come parte del proprio corpo, lo stato di
eccitabilità dell’area corticale della mano reale
diminuisce, cioè quest’area diventa temporaneamente
meno pronta ad attivarne i muscoli: la mano
temporaneamente abbandonata, che non appartiene più
al proprio corpo perché sostituita da quella di
gomma dal punto di vista sensoriale, non ne fa più
parte, anche dal punto di vista motorio.
Questo risultato è stato
ritenuto molto interessante perché suggerisce la
possibilità di un fenomeno molto complesso ed
astratto come un’illusione riguardante un segmento
corporeo, di riflettersi su uno stato fisiologico
molto concreto come il controllo motorio dello
stesso segmento.
“Un importante obiettivo
futuro sarà definire più approfonditamente e
quantificare la relazione tra consapevolezza
corporea e sistema motorio. In particolare, cercando
di specificare in che modo l'attività delle aree
cerebrali dedicate all’esecuzione, al controllo e
alla pianificazione del movimento possano
contribuire alla generazione della propria
consapevolezza corporea” conclude Francesco della
Gatta, autore dello studio.
Per saperne di più
eLIFE
Decreased motor cortex excitability mirrors own hand
disembodiment during the rubber hand illusion
Francesco della Gatta, Francesca Garbarini,
Guglielmo Puglisi, Antonella Leonetti, Annamaria
Berti, Paola Borroni.
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Marco Dal Negro
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