Depressione e stress lasciano segni visibili sul
viso, ma anche sul DNA, e contribuiscono ad
accorciare la vita: una ricerca contribuisce a
spiegare le basi della psicosomatica.
In una serie di studi
sia su gruppi di esseri umani che di vermi
Caenorhabditis elegans, ricercatori dell'Indiana
University School of Medicine e dello Scripps
Research Institute hanno identificato una serie di
geni con la capacità di modulare gli effetti del
buono e del cattivo umore e della risposta allo
stress influenzando la durata della vita.
In particolare i
ricercatori si sono concentrati sul gene ANK3 che
svolge un ruolo fondamentale sulla longevità.
Tra i geni identificati
i ricercatori hanno selezionato quelli che subiscono
cambiamenti in funzione dell'età della persona, in
particolare di persone che si sono suicidate,
verificando i cambiamenti avvenuti nell'espressione
dei geni stessi.
Alexander B. Niculescu
III, M.D., Ph.D., professore di psichiatria e
neuroscienze mediche alla IU School of Medicine ha
diretto la ricerca..
I geni scoperti cambiano
aspetto sia con l'invecchiamento sia nelle persone
soggette a forti stress o disturbi dell'umore e
sembrano associati ad una vita più breve. Una
conferma si è avuta somministrando ai vermi un
antidepressivo che li ha fatti vivere più a lungo.
Sempre nei vermi, i
ricercatori hanno identificato 231 geni, la cui
attività è cambiata con l'antidepressivo. In
particolare si è osservato che il gene Ank3 è
diventato più attivo con l'invecchiamento e che
l'antidepressivo lo ha contenuto, proprio come
accade negli individui giovani.
I test sull'uomo hanno
portato alla luce 347 geni associati a sintomi
depressivi, simili a quelli dei vermi, e le analisi
del sangue hanno rilevato una maggiore attività del
gene Ank3 nelle persone più anziane e in chi si era
suicidato.
Per saperne di più
Molecular Psychiatry
Mood, stress and longevity: convergence on ANK3
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Indiana University
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Marco Dal Negro |