I bambini imparano a concentrarsi guardando e
imitando i genitori: se questi nel primo anno di
vita dei bimbi passano il tempo su smartphone e
tablet per combattere la noia, invece di dedicare la
propria attenzione ai figli, stanno ponendo le basi
di futuri problemi di concentrazione, di attenzione
e di relazione con gli altri.
Le videocamere montate sul capo permettono agli
psicologi di seguire come i movimenti degli adulti
influiscono sull'attenzione dei piccoli. Photo by
Chen Yu
Chen Yu e Linda B. Smith
dell'Indiana University hanno realizzato uno studio
durante il quale è stato registrato lo sguardo di
genitori e bimbi. Quando i genitori dopo poco tempo
smettevano di badare ai piccoli ed ai loro giochi e
rivolgevano lo sguardo altrove, i bambini li
imitavano e dopo poco si distraevano guardando e
rivolgendo la propria attenzione altrove: avevano
giustamente assimilato i modelli di comportamento
degli adulti. In sintesi, i figli imparano meglio a
concentrarsi se lo vedono fare ai propri genitori.
I bambini sono spugne
che assorbono le informazioni, i modelli di
comportamento e le regole del gioco della vita dal
mondo circostante, per cui conta molto di più quello
che i genitori e gli altri fanno rispetto a quello
che dicono.
Gli adulti devono prendere coscienza di questa
realtà che comporta, volenti o nolenti, una
responsabilità.
Lo studio di Chen Yu e
Linda B. Smith è pubblicato su Current Biology ed è
il primo a mostrare il rapporto diretto tra il tempo
dedicato a guardare un oggetto da parte di chi
accudisce i piccoli ed il tempo speso dai piccoli a
guardare lo stesso oggetto.
Chen Yu, che ha diretto
lo studio, spiega che la capacità di mantenere
l'attenzione da parte di un bimbo è un indicatore
noto di quanto facilmente questo imparerà a
comunicare, a parlare, a risolvere problemi e a
superare i diversi momenti dello sviluppo cognitivo.
Chen Yu è professore al
IU Bloomington College of Arts and Sciences'
Department of Psychological and Brain Sciences e
Linda Smith, co-autrice, è IU Distinguished
Professor and Chancellor's Professor of
Psychological and Brain Sciences.
L'immagine superiore mostra il bimbo visto dall'adulto, mentre in quella inferiore mostra l'adulto dal punto di vista del bambino. Photo by Chen Yu..
I risultati sono stati
ottenuti anche grazie a microtelecamere montate
sulla testa di educatori e bimbi che hanno mostrato
bene e registrato sia i movimenti del capo che
quelli degli occhi.
Agli adulti non è stata data alcuna indicazione
prima di incontrare i bambini, in modo da permettere
che le interazioni fossero genuine.
Gli educatori sono
rientrati in due gruppi: quelli che lasciavano
l'iniziativa ai bambini e quelli che cercavano di
pilotarne l'interesse verso questo o quel
giocattolo.
Molti genitori si sono
impegnati veramente a fondo cercando di mostrare le
loro capacità educative tenendo in mano i giocattoli
ed indicandone i nomi. Ma quando si riguardano le
scene registrate si vedono gli occhi dei piccoli che
vagano sul soffitto o guardano oltre le spalle dei
propri genitori, mostrandosi completamente
disinteressati. Giustamente, perchè durante la prova
i genitori erano molto più concentrati su di sé, sul
fare bella figura che su di loro.
Gli adulti che hanno
avuto maggiore successo nell'ottenere l'attenzione
dei piccoli sono stati quelli che hanno lasciato
dirigere il gioco ai bimbi, aspettando che
trovassero qualcosa che attirava la loro attenzione
per poi inserirsi, sostenerli ed aiutarli ad
approfondire ciò di cui stavano occupandosi.
Nei casi in cui bimbi ed
adulti prestavano attenzione al medesimo oggetto per
oltre 3,6 secondi l'attenzione dei bimbi si
protraeva per 2,3 secondi in più, anche se gli
adulti avevano messo di guardarlo, rispetto a quando
gli adulti distoglievano lo sguardo presto. Questo
tempo supplementare è fino a 4 volte più lungo
rispetto a quello relativo agli adulti distratti.
Variazioni di pochi
secondi possono sembrare insignificanti, ma non lo
sono affatto se letti nel contesto di sessioni
registrate dopo mesi di interazione quotidiana in un
momento critico dello sviluppo mentale.
Anche un terzo gruppo ha
fatto parte dello studio ed è stato caratterizzato
dai livelli più bassi di propensione a prestare
attenzione. Gli adulti hanno mostrato un
coinvolgimento ai minimi livelli con i bambini che
giocavano, restando distratti alle loro spalle senza
partecipare al gioco, oppure semplicemente
guardandosi in giro durante l'esercizio.
Chen Yu invita perciò a
prestare attenzione al modo di rapportarsi di chi
passa il tempo con i bimbi perché comportamenti
troppo distaccati e distratti potrebbero contribuire
alla costruzione di grossi problemi più avanti.
Per saperne di più
Current Biology
The Social Origins of Sustained Attention in
One-Year-Old Human Infants
Chen Yu, Linda B. Smith
Link...
Indiana University Bloomington
Link...
Marco Dal Negro |