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Guardare più il tuo smartphone che tuo figlio può danneggiarne lo sviluppo intellettuale (25/05/2016)

I bambini imparano a concentrarsi guardando e imitando i genitori: se questi nel primo anno di vita dei bimbi passano il tempo su smartphone e tablet per combattere la noia, invece di dedicare la propria attenzione ai figli, stanno ponendo le basi di futuri problemi di concentrazione, di attenzione e di relazione con gli altri.


Le videocamere montate sul capo permettono agli psicologi di seguire come i movimenti degli adulti influiscono sull'attenzione dei piccoli. Photo by Chen Yu

Chen Yu e Linda B. Smith dell'Indiana University hanno realizzato uno studio durante il quale è stato registrato lo sguardo di genitori e bimbi. Quando i genitori dopo poco tempo smettevano di badare ai piccoli ed ai loro giochi e rivolgevano lo sguardo altrove, i bambini li imitavano e dopo poco si distraevano guardando e rivolgendo la propria attenzione altrove: avevano giustamente assimilato i modelli di comportamento degli adulti. In sintesi, i figli imparano meglio a concentrarsi se lo vedono fare ai propri genitori.

I bambini sono spugne che assorbono le informazioni, i modelli di comportamento e le regole del gioco della vita dal mondo circostante, per cui conta molto di più quello che i genitori e gli altri fanno rispetto a quello che dicono.
Gli adulti devono prendere coscienza di questa realtà che comporta, volenti o nolenti, una responsabilità.

 

Lo studio di Chen Yu e Linda B. Smith è pubblicato su Current Biology ed è il primo a mostrare il rapporto diretto tra il tempo dedicato a guardare un oggetto da parte di chi accudisce i piccoli ed il tempo speso dai piccoli a guardare lo stesso oggetto.

Chen Yu, che ha diretto lo studio, spiega che la capacità di mantenere l'attenzione da parte di un bimbo è un indicatore noto di quanto facilmente questo imparerà a comunicare, a parlare, a risolvere problemi e a superare i diversi momenti dello sviluppo cognitivo.

Chen Yu è professore al IU Bloomington College of Arts and Sciences' Department of Psychological and Brain Sciences e Linda Smith, co-autrice, è IU Distinguished Professor and Chancellor's Professor of Psychological and Brain Sciences.


L'immagine superiore mostra il bimbo visto dall'adulto, mentre in quella inferiore mostra l'adulto dal punto di vista del bambino. Photo by Chen Yu..

I risultati sono stati ottenuti anche grazie a microtelecamere montate sulla testa di educatori e bimbi che hanno mostrato bene e registrato sia i movimenti del capo che quelli degli occhi.
Agli adulti non è stata data alcuna indicazione prima di incontrare i bambini, in modo da permettere che le interazioni fossero genuine.

Gli educatori sono rientrati in due gruppi: quelli che lasciavano l'iniziativa ai bambini e quelli che cercavano di pilotarne l'interesse verso questo o quel giocattolo.

Molti genitori si sono impegnati veramente a fondo cercando di mostrare le loro capacità educative tenendo in mano i giocattoli ed indicandone i nomi. Ma quando si riguardano le scene registrate si vedono gli occhi dei piccoli che vagano sul soffitto o guardano oltre le spalle dei propri genitori, mostrandosi completamente disinteressati. Giustamente, perchè durante la prova i genitori erano molto più concentrati su di sé, sul fare bella figura che su di loro.

Gli adulti che hanno avuto maggiore successo nell'ottenere l'attenzione dei piccoli sono stati quelli che hanno lasciato dirigere il gioco ai bimbi, aspettando che trovassero qualcosa che attirava la loro attenzione per poi inserirsi, sostenerli ed aiutarli ad approfondire ciò di cui stavano occupandosi.

Nei casi in cui bimbi ed adulti prestavano attenzione al medesimo oggetto per oltre 3,6 secondi l'attenzione dei bimbi si protraeva per 2,3 secondi in più, anche se gli adulti avevano messo di guardarlo, rispetto a quando gli adulti distoglievano lo sguardo presto. Questo tempo supplementare è fino a 4 volte più lungo rispetto a quello relativo agli adulti distratti.

Variazioni di pochi secondi possono sembrare insignificanti, ma non lo sono affatto se letti nel contesto di sessioni registrate dopo mesi di interazione quotidiana in un momento critico dello sviluppo mentale.

Anche un terzo gruppo ha fatto parte dello studio ed è stato caratterizzato dai livelli più bassi di propensione a prestare attenzione. Gli adulti hanno mostrato un coinvolgimento ai minimi livelli con i bambini che giocavano, restando distratti alle loro spalle senza partecipare al gioco, oppure semplicemente guardandosi in giro durante l'esercizio.

Chen Yu invita perciò a prestare attenzione al modo di rapportarsi di chi passa il tempo con i bimbi perché comportamenti troppo distaccati e distratti potrebbero contribuire alla costruzione di grossi problemi più avanti.

Per saperne di più
Current Biology
The Social Origins of Sustained Attention in One-Year-Old Human Infants
Chen Yu, Linda B. Smith
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Indiana University Bloomington
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Marco Dal Negro