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Da un vaccino contro la malaria una possibile cura per il cancro (24/05/2016)

Studiando un vaccino contro la malaria per le donne in gravidanza alcuni studiosi scienziati hanno creato la proteina che il parassita usa per aderire alla placenta ed hanno aggiunto una tossina scoprendo che la proteina era identica al carboidrato trovato nelle cellule cancerose.

Mettendo insieme questa proteina con questa tossina si crea un composto che cerca le cellule tumorali, rilascia al loro interno la tossina uccidendole. Il risultato, ottenuto da studiosi della University of Copenhagen e della University of British Columbia (UBC), è stato verificato su cellule coltivate di topo con il cancro e ne è stata data notizia in un articolo pubblicato su Cancer Cell.

Ali Salanti del Department of Immunology and Microbiology della University of Copenhagen spiega che per decenni gli scienziati hanno cercato le analogie tra la crescita di un tumore e quella della placenta, un organo che nel giro di pochi mesi cresce, partendo da poche cellule, fino a pesare circa un chilo e fornisce all'embrione ossigeno e nutrimento in un ambiente relativamente estraneo.
In qualche modo i tumori fanno la stessa cosa, crescendo in modo aggressivo in un ambiente relativamente estraneo.

Studiando la funzione del carboidrato nella placenta il gruppo di Ali Salanti ha visto che contribuiva ad assicurarne una crescita rapida, ma che lo stesso avveniva anche con i tumori. Combinando il parassita della malaria con le cellule cancerose si è visto che il parassita reagiva alle cellule cancerose come se fossero una placenta e ci si è attaccato.

 

Lavorando assieme gli studiosi delle due università hanno verificato migliaia di campioni, dai tumori cerebrali alle leucemie, ed il quadro generale emerso indica che la proteina della malaria è in grado di attaccarsi a più del 90% dei tumori.
Il farmaco è stato verificato su topi ai quali erano stati impiantati tre tipi di tumori umani.

Con il linfoma non-Hodgkin i tumori curati nei topi si sono ridotti ad 1/4 della dimensione di quelli del gruppo di controllo.

Con il cancro alla prostata i tumori sono scomparsi in 2 dei 6 topi curati, ad un mese dalla prima dose.

Con tumore osseo metastatico 5 topi curati su 6 erano vivi dopo 8 settimane, mentre nel gruppo di controllo erano morti tutti.

A questo punto l'unico elemento negativo sembrerebbe essere l'impossibilità di utilizzare il farmaco durante la gravidanza.

Banalizzando Salanti spiega che la tossina crede che la placenta sia un tumore, la attacca e la uccide, esattamente come se credesse che il tumore fosse una placenta.

Per i test ci vorranno almeno ancora 4 anni e l'incognita riguarda come il farmaco si comporterà nel corpo umano e se questo potrà tollerarlo alle dosi necessarie senza produrre effetti collaterali. I ricercatori sono comunque ottimisti perchè la proteina si attacca solo al carboidrato che si trova nella placenta e nei cancri umani.

Per saperne di più
Targeting Human Cancer by a Glycosaminoglycan Binding Malaria Protein
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University of Copenhagen
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University of British Columbia (UBC)
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Marco Dal Negro