Una gestante su 10 negli US beve alcol ed 1 su 33 ne
beve 4 o più dosi ravvicinate: è il binge drinking.
Da noi le cose sembrano andare un po' meglio.
L'ultimo allarme è degli US CDC, Centers for Disease
Control and Prevention, e spiega che, nonostante i
rischi ed i danni dimostrati per il nascituro, il
consumo e l'abuso di alcol in gravidanza sembrano
stabili.
Tra gli effetti forse
meno noti ricordiamo che gli alcolici bevuti in
gravidanza restano, in qualche modo, nella memoria
del neonato. Posti in contatto con il profumo
dell'etanolo i neonati figli delle donne che
bevevano spesso hanno mostrato reazioni più vivaci
rispetto alle altre, mentre non vi era nessuna
differenza per per l'esposizione al profumo di
limone.
L’alcol influenza il Dna
paterno incidendo negativamente sullo sviluppo del
sistema nervoso centrale del bambino: un esperimento
condotto dall’Ibcn-Cnr in collaborazione con il
Centro di riferimento alcologico della Regione
Lazio, lo ha rivelato per la prima volta. Gli abusi
paterni, poi, potrebbero aumentare nel figlio adulto
il rischio di assumere comportamenti analoghi.
A differenza delle linee
guida USA che seguono un approccio intransigente con
l'eliminazione totale dell'alcol in gravidanza,
regole probabilmente adeguate a quel popolo, in
Europa si valutano le cose in modo più sereno
approfondendo e distinguendo le conseguenze legate
alle diverse modalità di assunzione dell'alcol.
Secondo una ricerca
della danese Aarhus University, un consumo moderato
di alcol in gravidanza non influenza lo sviluppo e
l'intelligenza del nascituro. Si considera che un
consumo sia moderato quando è tra 1 e 6 unità di
alcol alla settimana e tiene conto anche di cosa
voglia dire moderata quantità per ciascuna singola
persona.
Ma cosa si intende per unità di alcol? Possiamo dire
che l'unità di bevanda alcolica equipara il
quantitativo di alcol bevuto a prescindere dalla
gradazione alcolica. Mi spiego meglio: una unità
alcolica corrisponde a circa 12 grammi di etanolo,
cioè il contenuto in un bicchiere di vino o di una
lattina di birra o di un bicchierino di liquore.
Ma non basta. Bisogna tenere conto anche della
concentrazione di etanolo ingerito, perchè l'unità
di superalcolico ha, sull'organismo, un impatto
diverso rispetto all'unità bicchiere di vino. Non è
difficile, basta non barare.
E' uno degli studi più
ampi, su scala globale, realizzati sull'argomento e
sono stati pubblicati sulla rivista di ostetricia e
ginecologia BJOG.
L'analisi poggia sullo studio neuropsicologico di
1.628 bambini danesi registrati nella Danish
National Birth Cohort 'Better Health for Mother and
Child', che comprende informazioni sulle abitudini
alcoliche in gravidanza delle madri.
Sono stati misurati il
quoziente intellettivo, la capacità di prestare
attenzione e di eseguire dei compiti assegnati, per
valutare le capacità di pianificazione, di
organizzazione e di mantenimento dell'attenzione,
dei bambini di 5 anni. I dati emersi sono stati
paragonati con quelli di un gruppo di riferimento
composto da coetanei nati da madri che si erano
astenute dal consumo di alcol durante la gravidanza.
Non sono state rilevate differenze tra i due gruppi.
Ecco le pagine relative
a quanto appena detto:
Istituto Superiore di
Sanità: rischi da alcol nel pancione per oltre 7
neonati su 100 (12/09/2011)
link..
Alcol in gravidanza: il
neonato se ne ricorda (01/10/2013)
link...
Anche le abitudini
alcoliche dei padri prima del concepimento possono
incidere sull’esito della gravidanza e sulla salute
del feto e del bambino.
link...
CNR: alcol in gravidanza
e rischi nella formazione del nascituro (03/11/2011)
link...
Un limitato consumo di
alcol in gravidanza non danneggia il nascituro
(03/10/2013)
link...
Per saperne di più
Fetal alcohol spectrum disorders (FASDs)
Marco Dal Negro |