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La bassa frequenza cardiaca a riposo è stata associata a maggiore violenza criminale (03/10/2015)

Una bassa frequenza cardiaca a riposo nella tarda adolescenza è stata associata, in un campione svedese, ad una maggiore criminalità nei maschi adulti. Il nuovo studio del Karolinska Institutet di Stoccolma e della University of Helsinki in Finlandia è stato pubblicato sulla rivista scientifica JAMA Psychiatry.

La bassa frequenza cardiaca a riposo è stata letta o come un indicatore di scarsa propensione all'eccitazione psicologica, situazione che potrebbe portare alcuni a cercare esperienze stimolanti, o come indicatore di debolezza nella risposta a stimoli avversi e stressanti, fatto che può portare a seguire comportamenti temerari e ad assumere più rischi.
Tuttavia della bassa frequenza cardiaca a riposo come indicatore di una futura grave violenza non se ne sa molto.
Una migliore comprensione dei fattori biologici di rischio-violenza a livello individuale potrebbe comunque aiutare sia a prevenirlo che a contenerlo.

Antti Latvala, Ph.D., del Karolinska Institutet di Stockholm, con l'Università di Helsinki, in Finlandia e con altri coautori, ha esaminato il rapporto tra bassa frequenza cardiaca a riposo nella tarda adolescenza e la possibilità di prevedere comportamenti criminali violenti più avanti negli anni. I ricercatori hanno studiato i dati di 710.264 uomini svedesi, nati tra il 1958 ed il 1991, seguiti fino a 35,7 anni.
Bassa frequenza cardiaca a riposo e pressione sanguigna sono state misurate alla visita della leva militare intorno ai 18 anni di età..

 

Sono stati 40.093 gli uomini condannati per crimini violenti durante circa 12,9 milioni di anni/persona seguiti dai ricercatori.
Gli studiosi hanno trovato che, paragonati con i 139.511 uomini con i battiti cardiaci più frequenti (83 o più pulsazioni al minuto), quelli con meno battiti al minuto (60 pulsazioni o meno al minuto) avevano il 39% di probabilità in più di essere condannati per crimini violenti ed il 25% di probabilità in più di essere condannati per crimini non violenti.

Secondo i ricercatori questi risultati confermano che, oltre ad essere associati con tendenze antisociali ed aggressive nell'infanzia e nell'adolescenza, i livelli di pulsazioni cardiache bassi sono legati ad un aumento del rischio di comportamenti antisociali violenti e non violenti nell'età adulta.

Date la complessità della persona umana, l'esiguità dei parametri considerati e la localizzazione geografica ben definita del campione, prima di estendere ad altre realtà  le conclusioni di questa ricerca saranno opportune le verifiche del caso.

Per saperne di più
A Longitudinal Study of Resting Heart Rate and Violent Criminality in More Than 700,000 Men
Antti Latvala, Ralf Kuja-Halkola, Catarina Almqvist, Henrik Larsson, Paul Lichtenstein,
JAMA Psychiatry, published online September 09, 2015.
doi:10.1001/jamapsychiatry.2015.1165

Marco Dal Negro

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