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Confrontati modi e tempi del sonno in popoli arcaici e industrializzati (10/11/2015)

Alla University of California, Los Angeles, hanno cercato indizi su tempi e modi di dormire dei nostri antenati più lontani, e lo hanno fatto studiando le abitudini di popolazioni che vivono ancora oggi fuori dal nostro mondo industrializzato.

Jerome Siegel, professore di psichiatria al Semel Institute of Neuroscience and Human Behavior della UCLA (University of California, Los Angeles), e direttore della ricerca, ha coinvolto l'Hunter College, la Yale University, la UC Santa Barbara e la University of New Mexico, per studiare ritmi di vita, del sonno e le abitudini dei popoli degli Hadza della Tanzania, dei San della Namibia e degli Tsimane della Bolivia.

I ricercatori sono partiti dall'idea consolidata che la vita moderna abbia ridotto il tempo passato dormendo, ma i risultati dello studio hanno portato da tutt'altra parte.

Ne è uscito confermato che sonno e salute sono strettamente legati, così come sono confermati i benefici connessi con la luce del mattino, con il dormire in una stanza fresca svegliandosi perciò non tardi.

Le misurazioni fatte con l'aiuto degli antropologi hanno riguardato 94 adulti per un totale di 1.165 giorni. E' il primo studio realizzato sul sonno e le abitudini di popoli che vivono ancora secondo i ritmi della natura, mangiando ciò che raccolgono e cacciano.

Un mito che è stato cancellato è quello che ritiene che i popoli antichi andassero a dormire con il calare del sole. Lo studio ha mostrato che questi popoli andavano a dormire mediamente 3 ore e 20 minuti dopo il tramonto.

La maggior parte delle persone studiate ha dedicato al sonno meno di 7 ore, mediamente 6 ore e 25 minuti. Se confrontiamo il dato con i valori riferiti a quanto si dorme oggi nelle società industrializzate di Europa ed U.S.A. corrisponde alla parte bassa del grafico attuale.
Chi si aspettava che dormissero 8 o 9 ore è rimasto deluso.

Non ci sono elementi che facciano pensare che questo tempo dedicato al sonno sia poco, dato che quei popoli hanno tassi di obesità molto minori, così come minori sono problemi di pressione alta e di aterosclerosi, e maggiori i livelli di attività fisica.

Si è anche visto che la quantità di sonno era legata alle stagioni, con 6 ore in estate e poco meno di 7 in inverno. I pisolini sono risultati relativamente rari.

 

L'insonnia è così rara tra i popoli non industrializzati studiati che per alcuni di loro non esiste nemmeno la parola per indicarla, mentre è un problema che riguarda il 20% degli americani.
La ragione potrebbe anche essere legata alla temperatura degli ambienti in cui si dorme e ci si sveglia. Tra i popoli studiati il risveglio avviene sempre quando la temperatura notturna è scesa al minimo, anche quando questo avviene dopo l'alba.
Nel mondo occidentale, invece, si dorme a temperature prestabilite, anche se un po' più basse rispetto al giorno, ma il sonno a temperatura più bassa contribuisce, negli esseri umani,  a controllare il sonno stesso.

Importante poi l'esposizione alla luce mattutina, confermata come dominante in tutte le tre culture esaminate: i ricercatori ricordano che la luce del mattino è particolarmente efficace nella cura della depressione.

Un altro elemento da tenere in debito conto è la latitudine alla quale vivono questi popoli e quindi le ore in cui il sole sorge e tramonta, che cambiano molto se sei all'equatore o sopra i tropici nelle aree temperate.

Alla fine, i ricercatori sono arrivati alla conclusione che, tutto sommato, l'arrivo dell'elettricità e della luce elettrica ha permesso di ripristinare i ritmi dei popoli più antichi, che vivevano ad altre latitudini.

Per saperne di più
Current Biology
Natural Sleep and Its Seasonal Variations in Three Pre-industrial Societies
Link...

UCLA - University of California, Los Angeles
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Marco Dal Negro

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