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Tbc, 5.000 casi annui in crescita, una emergenza sottovalutata (28/03/2015)

Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, nel 2013 la Tbc ha ucciso un milione e mezzo di persone su 9 milioni di malati. In Italia l'infezione ogni anno ci sono 4-5 mila casi notificati, il 10-15% dei quali sono bambini e ragazzi.

Nel nostro Paese la super Tbc rappresenta un problema marginale, con poche centinaia di casi tra gli adulti e circa 10-20 casi tra i bambini, ma il numero è in aumento. Nel resto del mondo, come nella vicina Ucraina o in Sudafrica, dove si hanno percentuali tra il 50% ed il 70%, il fenomeno della farmaco-resistenza è un'emergenza sanitaria.
"Con le resistenze - dichiara Laura Lancella, dell'Alta specializzazione in tubercolosi pediatrica del Bambino Gesù - alcuni tra i farmaci più comunemente utilizzati perdono di efficacia. Prima si riteneva vi fosse un unico microbatterio, un solo germe da affrontare, ma ora sappiamo che ce ne sono diversi e possiamo identificarli grazie alle nuove tecnologie".
"In Italia sono presenti laboratori in grado di individuare, con tecniche rapide, i ceppi di micobatteri resistenti alle usuali terapie antitubercolari così da approntare una cura mirata - prosegue Lancella - Nel prossimo futuro di queste forme multi-resistenti ne avremo ancora di più ed ecco perché non dobbiamo abbassare la soglia dell'attenzione". Se infatti "nella Tbc tradizionale in caso di adeguato trattamento abbiamo una guarigione che riguarda il 95-99% dei casi, nelle forme multiresistenti le statistiche scendono addirittura al 50%".

I bimbi si ammalano di tubercolosi ma non sono contagiosi, la tubercolosi può essere trasmessa solo da un adulto. Per essere contagiosi si deve infatti essere malati di una forma cosiddetta polmonare cavitaria aperta, ovvero deve essere presente nel polmone una cavità che contiene i bacilli di Koch in contatto con i bronchi. E "i bambini - afferma Alberto Villani, responsabile di Pediatria generale e Malattie infettive del nosocomio capitolino - non avendo forme cavitarie aperte come l'adulto, non possono essere contagiosi. Però possono essere infettati. Anzi, essendo immunologicamente immaturi, sono particolarmente suscettibili alla malattia che può svilupparsi anche in forme particolarmente gravi che coinvolgono, oltre ai polmoni, anche il sistema nervoso e le ossa".

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Tra i bimbi che entrano in contatto con il germe responsabile della tubercolosi, in molti si infettano e tuttavia solo una piccola parte - in media il 10%, appunto - sviluppa i sintomi e i segni della malattia. Nei piccoli i sintomi più evidenti sono inappetenza, tosse e febbre. Per prevenire la Tbc esiste una sorta di vaccino che però non protegge al 100% dall'infezione. A differenza di altri Paesi, in Italia questo vaccino non è obbligatorio e viene somministrato solo ad alcune categorie professionali, ricordano ancora gli esperti.

Quando si presenta un caso scatta immediatamente la segnalazione alla Asl di appartenenza e quindi l'adozione di tutte le misure di sanità pubblica previste dal protocollo: test su chi è entrato in contatto con il paziente, analisi del sangue, profilassi. "Individuare un bambino malato di tubercolosi rappresenta un evento sentinella che indica un probabile focolaio tra gli adulti che lo circondano - evidenzia Villani - Parlando, cantando, tossendo, un malato di Tbc può infettare tutti coloro che gli sono vicini in un raggio di 1,5-2 metri. E' quindi sempre molto importante identificare la fonte del contagio, perché se non viene riconosciuta e curata può diffondere la malattia con estrema facilità. Tutti coloro che entrano in contatto con un malato contagioso devono essere sottoposti a controlli per stabilire se c'è stata infezione o malattia. In particolare i bambini, soprattutto se di età inferiore ai 5 anni. La tubercolosi si può curare con un mix di 3 o 4 farmaci, ma la terapia va assunta per almeno 6 mesi".

MDN

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