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Come ottenere il massimo beneficio cardiovascolare dall'attività fisica (12/03/2015)

Per contrastare i fattori di rischio cardiovascolare, oltre a prescrivere statine, ACE inibitori e ß-bloccanti, i medici spesso invitano i pazienti a svolgere una regolare attività fisica.

Nella maggior parte delle situazioni aumentando la quantità di attività fisica, per intensità, per frequenza o per durata si hanno maggiori benefici e nessuna altra terapia nota sembra offrire caratteristiche altrettanto vantaggiose.
Questa convinzione ha persino portato alcuni ricercatori, 40 anni fa, ad ipotizzare che i maratoneti fossero immuni da aterosclerosi. Partecipare ad una maratona non era molto frequente in quegli anni e l'adattamento ad attività fisica così pesante non era ancora stato studiato a fondo. Il boom di partecipazioni che ha caratterizzato i decenni successivi, con alcuni alcuni eventi mortali, ha portato a studiare il fenomeno in modo più approfondito.

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Si è così andata formando la convinzione sempre più radicata di un collegamento tra attività fisica e rischio di fibrillazione atriale, di aritmie ventricolari ed anche di eventi ischemici.
Ma come si conciliano questi rischi con i noti e comprovati benefici? Se ne sono occupati due studi che mettendo i relazione i dati relativi ad incidenza della fibrillazione atriale, mortalità di origine cardiovascolare e mortalità totale, hanno visto che in due grandi gruppi di persone dediti ad attività fisica, l'intensità e la durata sono risultati essere i cardini di queste associazioni.
Ne è scaturita una curva di dati a U con il massimo beneficio cardiovascolare raggiunto con dosi moderate di attività fisica, mentre i benefici calano se gli sforzi sono molto intensi o prolungati.

Per saperne di più
Heart
Exercise and the heart: unmasking Mr Hyde

Marco Dal Negro

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