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In un caso su 4 non è colon irritabile: la causa è il glutine (29/05/2015)

L’Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti Ospedalieri (AIGO) conferma che nel 25% dei casi la sensibilità al glutine è la causa di disturbi sino ad ora attribuiti alla sindrome del colon irritabile e ad altre patologie dell’apparato digerente.
Si stima che il problema interessi tra il 5 e il 10% della popolazione italiana.

I sintomi clinici sono simili a quelli della sindrome dell’intestino irritabile (dolore addominale, gonfiore etc...) e comprendono anche manifestazioni extraintestinali aspecifiche (eczemi, prurito, cefalea etc), che solitamente insorgono a breve distanza dall’assunzione di glutine ed altrettanto rapidamente regrediscono in seguito a una dieta ad esclusione.
Nonostante si tratti di una condizione verosimilmente comune nella popolazione, i suoi meccanismi risultano ad oggi solo parzialmente chiariti e da ciò deriva una gestione non soddisfacente dei pazienti.

E' meno grave della celiachia e se si interrompe l’assunzione di cibi con glutine un paziente su quattro non soffre più dei sintomi e dei disturbi sinora attribuiti alla sindrome del colon irritabile o ad altre alterazioni del funzionamento dell’apparato digerente.

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Lo mostra lo studio “Glutox” dell’Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti Ospedalieri (AIGO) che ha come obiettivo verificare la reale diffusione della sensibilità al glutine, patologia diversa dalla celiachia, ma caratterizzata dagli stessi sintomi.

Per comprendere quale fosse la reale causa dei disturbi lamentati dai pazienti i ricercatori li hanno privati di alimenti con glutine per tre settimane.
Dopo questo periodo, l’alimento è stato reintrodotto ed è emerso che il 25% di loro manifestava di nuovo gravi sintomi.

Si tratta di uno studio in “doppio cieco”: nel quale né i medici né i pazienti sono a conoscenza di cosa assumono e ciò permette di avere un reale riscontro di quanti abbiano problemi con questa sostanza.

Per questi pazienti è possibilile ipotizzare una terapia esclusivamente basata sulla dieta, simile a quella per la malattia celiaca.
Oggi la diagnosi della sensibilità al glutine avviene per esclusione: i pazienti che, pur presentando sintomi simili a quelli della celiachia e indotti dal glutine, non risultino, dopo esami ematici e biopsie endoscopiche, né celiaci né allergici al grano sono classificati come affetti da “sensibilità al glutine”.

Nel periodo di dieta senza glutine chi è sensibile a questa sostanza deve seguire le stesse restrizioni che sono imposte ai celiaci:

- consumare solo cibi privi di glutine;
- fare attenzione alla contaminazione degli alimenti senza glutine tenendoli separati da quelli con glutine;
- assicurarsi di usare per i cibi senza glutine pentole, stoviglie, posate e superfici pulite e non contaminate;
- per l'alimentazione fuori casa è possibile trovare sui siti delle associazioni dei pazienti la lista dei locali di ristorazione adatti ai celiaci;
- in ogni caso bisogna informare il personale della propria alimentazione e degli ingredienti che assolutamente vanno evitati;
- chiedere sempre gli ingredienti delle pietanze che si intende mangiare (in caso di dubbio evitare il consumo della pietanza).

L’Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti digestivi Ospedalieri (AIGO) raccoglie da oltre quaranta anni gli esperti di gastroenterologia ed endoscopia digestiva che operano negli istituti ospedalieri italiani.

Per saperne di più
Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti Ospedalieri (AIGO)
http://www.webaigo.it/.

MDN

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