Un peptide presente sulla pelle delle rane potrebbe
permettere di sviluppare una nuova classe di
antibiotici. In un periodo di superbatteri sempre
più resistenti agli antibiotici sarebbe importante
riuscire a trovare nuovi farmaci.
La pelle delle rane è un
tessuto di tipo analogo a quello del cavo orale e
del resto del tratto intestinale, potenzialmente
molto vulnerabile ma anche nelle rane ben protetto
naturalmente. La loro pelle secerne peptidi con
attività antimicrobica ed i ricercatori hanno voluto
verificare la possibilità di estrarne delle
possibili basi per nuovi antibiotici, e forse ci
sono riusciti.
Ma questi peptidi sono
spesso molto instabili e ciò rende difficile
immaginare di ottenerne dei farmaci industriali.
Le sequenze di peptidi
su cui hanno lavorato gli studiosi sono state prese
dalla Rana sevosa ed assomigliano molto a dei
peptidi ciclici presenti nei semi di girasole, che
erano già stati studiati. La stabilità e l'interesse
dimostrato dall'industria farmaceutica hanno
sostenuto la nuova ricerca.
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In sintesi, i peptidi
della rana hanno mostrato di possedere un maggiore
potere terapeutico, ad esempio nei confronti dello
stafilococco Aureo, ma sono molto instabili e quindi
praticamente inutilizzabili, mentre le molecole
cicliche reingenierizzate sono più stabili ma meno
efficaci.
Si tratta peptidi di dimensioni molto piccole e ciò
dovrebbe renderli più facili da sintetizzare e con
minori problemi di reazioni immunitarie, ma la
presenza dei nuovi antibiotici sugli scaffali non
sembra essere ancora dietro l'angolo.
Per saperne di più
American Society For Microbiology
Marco Dal Negro |