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Trauma cranico: analisi del sangue identifica i danni dopo 1 ora (19/03/2014)

Ricercatori svedesi hanno messo a punto un esame del sangue che permette di diagnosticare meglio, già dopo un'ora, i danni legati trauma cranico. Lo studio è nato in ambito sportivo per avere maggiori elementi di valutazione quando i sanitari devono decidere se un giocatore può tornare a giocare dopo un trauma cranico.
Con questo esame è possibile valutare la gravità di una commozione cerebrale e se vi sono rischi nel lungo termine, ma può essere utilizzata in qualsiasi altra situazione, indipendentemente dalla causa del trauma.



 

Le commozioni cerebrali leggere generalmente non causano perdita di coscienza, ma possono indurre altri sintomi come vertigini, nausea, difficoltà di concentrazione, problemi di memoria e mal di testa.
Le commozioni gravi possono produrre perdita di coscienza, ma in ogni caso la maggior parte dei traumi cranici migliora nel giro di qualche giorno, anche se talvolta i pazienti possono avere dei sintomi dopo più di un anno.

I ricercatori della svedese Sahlgrenska Academy, che segue i 288 giocatori dei 12 Club della Swedish Hockey League, l'anno scorso hanno studiato i 35 giocatori che hanno subito una commozione cerebrale.
Ai giocatori infortunati sono stati prelevati diversi campioni di sangue a partire da subito dopo l'incidente, per alcuni giorni successivi ed i risultati sono stati comparati con quelli dei prelievi eseguiti su tutti i giocatori di due squadre, eseguiti prima dell'inizio della stagione sportiva.

In questo modo il Professor Henrik Zetterberg ed i suoi colleghi hanno mostrato che una particolare proteina delle cellule nervose, chiamata tau, quando presente nel sangue con valori elevati rappresenta un marcatore della commozione cerebrale.

Misurando i livelli della tau nei campioni di sangue normale gli studiosi hanno visto che si potevano valutare le differenze già dopo un'ora, e si poteva prevedere, con un alto livello di certezza, quali giocatori avrebbero avuto sintomi nel lungo termine e quali dovevano restare a riposo.

Henrik Zetterberg spiega che in sport come ice hockey, box e American football i contatti sono spesso molto violenti ed i traumi cranici frequenti. La possibilità di evere uno strumento diagnostico di questo tipo può essere molto importante, anche se i numeri che riguardano i possibili casi interessati fuori dallo sport sono sicuramnte molto più importanti.
Ora si tratta di tradurre quanto scoperto in qualcosa che possa essere utilizzato normalmente dagli operatori di pronto soccorso.

Vedi anche
Trauma cranici leggeri: cosa succede (14/01/2014)

Cellule staminali come terapia per il trauma cranico (20/01/2014)

Per saperne di più
L'articolo pubblicato il 13 marzo 2014 su JAMA Neurology "Blood biomarkers for brain injury in concussed professional ice hockey players".

University of Gothenburg, Sweden
The Sahlgrenska Academy

Marco Dal Negro

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