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Da un capello dei neonati informazioni sull'ambiente uterino (03/05/2014)

Analizzando un capello è possibile raccogliere molte informazioni, dai livelli ormonali all'assunzione di farmaci dopanti per gli atleti, e non solo.

L'idea nuova è quella di analizzare un capello nei neonati per avere informazioni sull'ambiente nel quale hanno vissuto fino al momento della nascita. Le implicazioni sono molte e riguardano molti campi, dalla neonatologia alla psicologia alle scienze sociali alla neurologia.

Il capello inizia a crescere 2 mesi prima del parto quando il feto è ancora nell'utero materno e, come avviene per gli adulti, si forma raccogliendo come una memoria informazioni sulla composizione dell'ambiente in cui si trova. E' un po' come il tronco di un albero che, con i suoi anelli ci racconta la sua storia.

Per lo studio sono stati utilizzati peli di neonati di scimmie rhesus (molto simili agli esseri umani) che sono stati polverizzati finemente e dai quali è poi stato possibile leggere la firma ormonale grazie ad una nuova metodica con lo spettrometro di massa.

I ricercatori cercavano eventuali differenze tra i neonati figli di madri molto giovani, al primo parto, e quelli figli di madri non così giovani e non primipare.

Per molto giovani si è inteso l'equivalente di una ragazza di 15 anni in contrapposizione all'equivalente di una giovane donna adulta.

Christopher Coe, professore di psicologia alla University of Wisconsin-Madison e direttore dell'Harlow Center for Biological Psychology spiega che in questo modo si è ottenuto un modello per la gravidanza delle adolescenti: se la ragazza è ancora occupata a crescere perchè ha 15 anni, ed è incinta, lo sviluppo della madre e quello del figlio entrano in competizione tra di loro.

L'età della madre ha un ruolo sia nella gravidanza che negli esiti del parto ed è sempre più evidente che i livelli di alcuni ormoni, come il cortisolo, ormone dello stress, e gli estrogeni, sono più alti nelle madri più giovani ed in quelle al primo figlio.

Precedenti studi hanno mostrato che alti livelli di cortisolo, o di quei farmaci che agiscono in modo analogo, hanno un impatto prolungato nel tempo sullo sviluppo del cervello del feto, con scompensi nei riflessi e nell'attenzione ed una maggiore incidenza di problemi emotivi e di apprendimento.

Nello studio sulle scimmie i ricercatori hanno trovato che il cortisone, una forma inattiva del cortisolo, era più alto nelle madri più giovani e nei loro bimbi rispetto quanto rilevato nei capelli delle madri meno giovani e dei loro figli.

I bimbi di mamme pi giovani avevano anche livelli più alti di estrone (un estrogeno) e di testosterone ed i livelli di entrambi risultavano sorprendentemente simili nei figli maschi e nelle figlie femmine.

Sia Coe che Amita Kapoor, prima autrice dello studio, hanno cercato di capire l'eventuale influenze di queste differenze sulla mascolinità e la femminilità dei neonati: volevano sapere se un'influenza più marcata da parte di questi ormoni in gravidanza era legata, più avanti nella vita, a differenze di genere più marcate.

Un'altra valutazione ha riguardato un possibile impatto sul rischio di malattie successive.

Kapoor che ora è assistente ricercatrice ai Wisconsin National Primate Research Center's Assay Services cita solo alcune ipotesi come diabete di tipo 2, scompenso metabolico, patologie delle coronarie e problemi psichiatrici, richiamandosi ad una teoria di David Barker che ipotizza uno sviluppo del feto programmato in risposta all'ambiente intrauterino.

Certo, molti neonati non sono pelosi come una scimmia Rhesus e questo rappresenta una sfida per le ricercatrici che dovranno trovare quantità sufficienti di peli per le analisi, ma la strada è aperta.

Per saperne di più
University of Wisconsin-Madison
Hormones in infant rhesus monkeys’ (Macaca mulatta) hair at birth provide a window into the fetal environment
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Marco Dal Negro