Analizzando un capello è possibile raccogliere
molte informazioni, dai livelli ormonali
all'assunzione di farmaci dopanti per gli atleti, e
non solo.
L'idea nuova è quella di analizzare un capello nei
neonati per avere informazioni sull'ambiente nel
quale hanno vissuto fino al momento della nascita.
Le implicazioni sono molte e riguardano molti campi,
dalla neonatologia alla psicologia alle scienze
sociali alla neurologia.
Il capello inizia a crescere 2 mesi prima del parto
quando il feto è ancora nell'utero materno e, come
avviene per gli adulti, si forma raccogliendo come
una memoria informazioni sulla composizione
dell'ambiente in cui si trova. E' un po' come il
tronco di un albero che, con i suoi anelli ci
racconta la sua storia.
Per lo studio sono stati utilizzati peli di neonati
di scimmie rhesus (molto simili agli esseri umani)
che sono stati polverizzati finemente e dai quali è
poi stato possibile leggere la firma ormonale grazie
ad una nuova metodica con lo spettrometro di massa.
I ricercatori cercavano eventuali differenze tra i
neonati figli di madri molto giovani, al primo
parto, e quelli figli di madri non così giovani e
non primipare.
Per molto giovani si è inteso l'equivalente di una
ragazza di 15 anni in contrapposizione
all'equivalente di una giovane donna adulta.
Christopher Coe, professore di psicologia alla
University of Wisconsin-Madison e direttore dell'Harlow
Center for Biological Psychology spiega che in
questo modo si è ottenuto un modello per la
gravidanza delle adolescenti: se la ragazza è ancora
occupata a crescere perchè ha 15 anni, ed è incinta,
lo sviluppo della madre e quello del figlio entrano
in competizione tra di loro.
L'età della madre ha un ruolo sia nella gravidanza
che negli esiti del parto ed è sempre più evidente
che i livelli di alcuni ormoni, come il cortisolo,
ormone dello stress, e gli estrogeni, sono più alti
nelle madri più giovani ed in quelle al primo
figlio.
Precedenti studi hanno mostrato che alti livelli di
cortisolo, o di quei farmaci che agiscono in modo
analogo, hanno un impatto prolungato nel tempo sullo
sviluppo del cervello del feto, con scompensi nei
riflessi e nell'attenzione ed una maggiore incidenza
di problemi emotivi e di apprendimento.
Nello studio sulle scimmie i ricercatori hanno
trovato che il cortisone, una forma inattiva del
cortisolo, era più alto nelle madri più giovani e
nei loro bimbi rispetto quanto rilevato nei capelli
delle madri meno giovani e dei loro figli.
I bimbi di mamme pi giovani avevano anche livelli
più alti di estrone (un estrogeno) e di testosterone
ed i livelli di entrambi risultavano
sorprendentemente simili nei figli maschi e nelle
figlie femmine.
Sia Coe che Amita Kapoor, prima autrice dello
studio, hanno cercato di capire l'eventuale
influenze di queste differenze sulla mascolinità e
la femminilità dei neonati: volevano sapere se
un'influenza più marcata da parte di questi ormoni
in gravidanza era legata, più avanti nella vita, a
differenze di genere più marcate.
Un'altra valutazione ha riguardato un possibile
impatto sul rischio di malattie successive.
Kapoor che ora è assistente ricercatrice ai
Wisconsin National Primate Research Center's Assay
Services cita solo alcune ipotesi come diabete di
tipo 2, scompenso metabolico, patologie delle
coronarie e problemi psichiatrici, richiamandosi ad
una teoria di David Barker che ipotizza uno sviluppo
del feto programmato in risposta all'ambiente
intrauterino.
Certo, molti neonati non sono pelosi come una
scimmia Rhesus e questo rappresenta una sfida per le
ricercatrici che dovranno trovare quantità
sufficienti di peli per le analisi, ma la strada è
aperta.
Per saperne di più
University of Wisconsin-Madison
Hormones in infant rhesus monkeys’ (Macaca mulatta)
hair at birth provide a window into the fetal
environment
Link...
Marco Dal Negro |