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Cannabis: negli U.S.A. hanno fatto il punto sulla ricerca scientifica (09/06/2014)

L'atteggiamento nei confronti della marijuana è molto contrastato, sostenuto spesso più dall'emotività che dalla conoscenza.
Ma la marijuana è una cosa seria, anche se quando viene fumata provoca spesso lunghe irrefrenabili risate.

Al National Institute on Drug Abuse (NIDA), U.S.A. hanno voluto fare un punto su quanto si sa della canapa indiana, analizzando gli studi già fatti, ed hanno definito alcuni punti certi.

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Dalla meta-analisi emerge che la marijuana può portare dipendenza e questo avviene maggiormente con l'uso quotidiano e con gli utilizzatori più giovani.

Altro elemento emerso punta l'attenzione sul meccanismo per il quale, come avviene per il fumo di tabacco e l'alcol, la marijuana può rendere più vulnerabili nei confronti delle altre dipendenze, e anche questo è vero e si colloca in una situazione che è già di vulnerabilità. Chi è vulnerabile alle dipendenze però tenderà a regalarsene più di una.

La cannabis tende poi a rallentare i riflessi e a creare un distacco dalla realtà, perciò rende la guida decisamente più pericolosa.

Un grosso problema emerso durante la meta-analisi è stato quello di avere diversi studi realizzati ancora quando la cannabis aveva un contenuto di principio attivo molto ma molto più basso di quello odierno per cui non è possibile tenere validi quei risultati trasponendoli nel consumo di oggi.
Il valore diventa esclusivamente indicativo e resta legato alla cannabis di quel tempo.

I ricercatori hanno poi voluto approfondire alcuni aspetti normalmente poco considerati come le conseguenze legate al fumo di seconda mano, l'impatto sul lungo periodo dell'esposizione prenatale alla cannabis, il potenziale terapeutico delle singole sostanze contenute nella pianta e le conseguenze sulla salute pubblica legate alla legalizzazione della marijuana.

Uno degli aspetti più importanti che sono stati riconfermati è rappresentato dal rapporto tra uso della cannabis ed età dell'utilizzatore. Più si è giovani meno il corpo è formato e più le cellule e tutti i sistemi di difesa sono fragili, un po' come le moleche, quei granchi della laguna veneta durante la muta del guscio, quando hanno solo quello nuovo tenero e molle, le moleche, appunto.
Più si è giovani più si è come una moleca, e più la cannabis farà danni che saranno più duraturi.

Un avviso importante per i diretti interessati: il fatto di non sapere queste cose non impedisce in alcun modo che queste succedano.

La meta-analisi ha confermato anche l'influenza negativa della cannabis sulla capacità critica delle persone, deficit che continua per diversi giorni dopo l'uso.
Uno studio di lungo periodo ha dimostrato che l'utilizzo regolare di cannabis nella prima adolescenza abbassa il quoziente intellettivo da adulti, anche dopo avere smesso di fumarla.

L'utilizzo legale a fini terapeutici poi è in fase di crescita, e questo aiuterà molti a stare meglio, ma bisognerà non dimenticare che si porterà anche dietro un aumento di persone con i problemi legati all'uso di questa pianta.

Per saperne di più sulle dipendenze...

Per saperne di più
Adverse Health Effects of Marijuana Use, by Nora D. Volkow, M.D., Ruben D. Baler, Ph.D., Wilson M. Compton, M.D., and Susan R.B. Weiss, Ph.D., published online June 4, 2014 in The New England Journal of Medicine

Persistent cannabis users show neuropsychological decline from childhood to midlife

NIDA - National Institute on Drug Abuse

Marco Dal Negro

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