I bambini che giocano molto con video giochi violenti stanno assimilando schemi di pensiero che influenzeranno i loro comportamenti futuri.
Da uno studio della Iowa State University emerge che gli effetti di questo processo rimangono gli stessi indipendentemente dall'età, il sesso o la cultura. Douglas Gentile, il professore associato di psicologia, che ha pubblicato lo studio su JAMA Pediatrics, afferma che non c'è nessuna differenza rispetto ad imparare la matematica o a suonare il piano. Se si continua a fare esercizio alla fine si impara e le idee rimangono nel cervello. Se non vai in bicicletta o non suoni il pianoforte per degli anni, basta rimettersi in sella o alla tastiera per ricominciare e lo stesso avviene con i giochi violenti: si fa esercizio per imparare a vigilare nei confronti di eventuali nemici, si fa esercizio per pensare che sia accettabile rispondere in modo aggressivo alle provocazioni e si fa esercizio per desensibilizzarsi nei confronti delle conseguenze della violenza.

I ricercatori hanno visto che, col tempo, i bambini cominciano a pensare in modo aggressivo e quando provocati a casa, a scuola o in altre situazioni reagiscono sempre di più come se fossero in un video gioco violento.
Fare continuamente esercizio di modi di pensare e di atteggiamenti violenti, a lungo andare produce effetti violenti.

Craig Anderson, professore di psicologia, direttore del Center for the Study of Violence at Iowa State e co-autore dello studio ribadisce che i video giochi violenti modulano l'aggressività fisica premiando i giocatori tanto più quanto più sono attenti e violenti nella risoluzione dei propri conflitti e questa aggressività, ormai parte del bagaglio di regole di comportamento, diventa poi naturale in tutta la vita, anche quella reale, quotidiana, fuori dai giochi.

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Per saperne di più
Iowa State University of Science and Technology

Mediators and Moderators of Long-term Effects of Violent Video Games on Aggressive Behavior: Practice, Thinking, and Action.

Marco Dal Negro