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Cancro al seno: molte giovani sovrastimano i benefici della rimozione totale (30/09/2013)

Molte giovani donne operate ad un seno per cancro spesso sovrastimano le probabilità che si manifesti anche nell'altro seno e decidono di rimuoverlo. Una ricerca del Dana-Farber Cancer Institute ha trovato che molte pazienti optano per la mastectomia controlaterale preventiva, o CPM, anche sapendo che le probabilità di un tumore all'altra mammella sono molto poche, e che quindi è improbabile che questo intervento aumenti le probabilità di sopravvivenza.


Lotta contro il cancro alla mammella

Il prevalere di elementi emotivi su quelli razionali nel fare una scelta di questo tipo è uno degli elementi emersi dallo studio.
La risonanza data da tutti i media alla scelta di un personaggio famoso come la bella attrice Angelina Jolie, che ha seguito proprio questo percorso di rimozione totale preventiva, può sicuramente avere contribuito, per effetto di emulazione, a considerare come corretto questo tipo di decisione, indipendentemente dalla situazione di ciascuna persona. D'altra parte le scelte fatte emulando i personaggi famosi hanno normalmente una base più emotiva che razionale.

Lo studio, pubblicato il 17 settembre 2013 su Annals of Internal Medicine, mostra una certa sconnessione tra quanto molte pazienti sanno in astratto, cioè che per la maggior parte delle donne la mastectomia controlaterale preventiva ha un piccolo impatto sui tassi di sopravvivenza, e le scelte che poi fanno dopo avere ricevuto la diagnosi di cancro al seno che crea nelle pazienti un grande stato di ansia.

Secondo la principale autrice dello studio Shoshana Rosenberg la percentuale di donne che decide per la rimozione totale preventiva del seno è in crescita specialmente nelle donne più giovani. Shoshana Rosenberg, ScD, MPH, collabora con il Susan F. Smith Center for Women’s Cancers presso il Dana-Farber Cancer Institute.
Shoshana Rosenberg giustamente sostiene la necessità di informare le pazienti in modo corretto, migliorando la comunicazione dei rischi e dei benefici, aiutando le donne a gestire l'ansia legata alla diagnosi, fornendo alle pazienti il supporto di cui hanno bisogno per prendere delle decisioni basandosi su solide evidenze.

La ricerca è stata realizzata su 123 donne di 40 anni o meno, che si erano sottoposte a mastectomia bilaterale (la rimozione di ambedue le mammelle), avendo un tumore ad una sola di esse.
Le donne hanno risposto a domande sui motivi per i quali lo avevano fatto, sulla conoscenza di rischi e benefici e sul successivo livello di soddisfazione.

Quasi tutte le donne hanno affermato di avere optato per la mastectomia controlaterale preventiva spinte dal desiderio di aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza e di prevenire la diffusione del tumore in altre parti del corpo.
Allo stesso tempo, però, la maggior parte di loro comprendeva che la rimozione di entrambi i seni non aumenta la sopravvivenza nelle donne che NON hanno una predisposizione genetica al cancro al seno.

Per spiegare questa apparente contraddizione gli autori scrivono che la maggior parte delle donne si è mostrata cosciente del fatto che l'intervento non migliora le possibilità di sopravvivenza, ma l'ansia e la paura del ripresentarsi del tumore probabilmente ha influenzato il processo decisionale.

Lo studio ha messo in evidenza che le donne che non hanno la predisposizione genetica a questo tumore tendono a sovrastimare la possibilità che il tumore si sviluppi in entrambi le mammelle. Pensano che il 10% delle donne con tumore ad una mammella lo svilupperà anche all'altra, entro 5 anni. Il rischio attuale è del 2-4%.

Per contro, è risultato che il rischio di un secondo cancro è stato recepito in modo molto più chiaro dalle partecipanti che avevano un fattore di rischio ereditario, per esempio come risultato della mutazione dei geni BRCA1 o BRCA2.

Anche se avevano sovrastimato i benefici dell'intervento preventivo, molte delle pazienti ne avevano sottostimato la gravità di alcuni degli effetti secondari. Molte hanno dichiarato che gli effetti dell'intervento sul proprio aspetto erano peggiori di quanto immaginato, ed il 42% delle partecipanti ha dichiarato che anche il proprio rapporto con la sessualità era peggiorato più del previsto. Altri studi hanno trovato, invece, che i problemi sessuali non erano stati prevalenti.
Probabilmente dipende da molti elementi tra i quali sicuramente l'età e le caratteristiche della vita sessuale di ognuna.

Da tutto ciò emerge quanto sia importante la correttezza della comunicazione tra medici e pazienti per quanto riguarda rischi e benefici di questo tipo di intervento, ed il supporto che le donne devono ricevere per potere prendere decisioni così importanti ed irrevocabili.

Informazioni su tutti gli autori di questo studio e sui finanziamenti sono nella pagina in inglese dell'articolo.

Per saperne di più
Dana-Farber Cancer Institute

Marco Dal Negro

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