La
depressione rappresenta per i cardiopatici un
elemento di rischio in più. Non è ancora chiaro il
meccanismo in base al quale c'è questa relazione tra
depressione e malattia cardiaca, ma i ricercatori
dell'Università di Tilburg, del VU University
Medical Center in Olanda e del Veterans Affair
Hospital in San Francisco ipotizzano che siano
coinvolti dei processi
infiammatori(Psychoneuroendocrinology, August 2012).
Per comprendere il
rapporto tra i sintomi depressivi ed i globuli
bianchi, che sono un marcatore delle infiammazioni,
i ricercatori hanno seguito 667 pazienti con una
patologia coronarica stabile, per 6 anni. I pazienti
sono stati interrogati sulla propria eventuale
depressione ogni anno, e sono stati fatti loro dei
prelievi di sangue alla prima ed all'ultima
valutazione per determinarne la quantità di globuli
bianchi. Oltre ad essere un indicatore dei processi
infiammatori nel corpo, questi livelli sono anche in
relazione con la formazione dell'aterosclerosi che
rappresenta un importante precursore della patologia
cardiaca.
Considerando poi che comportamenti come il fumo,
l'attività fisica o l'essere sovrappeso influenzano
molto sia la depressione che le patologie cardiache,
ai pazienti è stato richiesto di riferire anche su
questi aspetti.
I risultati hanno
mostrato che i pazienti che hanno avuto ripetuti
sintomi depressivi (in due o più interviste) hanno
mostrato di avere una maggiore quantità di globuli
bianchi, dopo essere stati seguiti per 5 anni,
rispetto a chi aveva dichiarato di avere avuto
sintomi depressivi in una sola intervista o in
nessuna. Ulteriori analisi hanno mostrato che questa
associazione era indipendente dalla presenza o meno
di comportamenti nocivi per la salute.
Il maggior numero di
globuli bianchi nelle persone più depresse, secondo
i ricercatori potrebbe spiegare perché i pazienti
cardiopatici depressi sono, in qualche modo, più a
rischio di nuovi eventi cardiaci o di morte ad essi
legata, rispetto a quelli non depressi.
Per saperne di più
Tilburg University
(MDN)
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