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Prostata: test per il cancro si o no? (26/08/2013)

Fare il test per il cancro alla prostata si o no? La domanda non è retorica e la questione questa volta è stata sollevata dalla Harvard School of Public Health (HSPH).


I dati che riguardano gli ultimi studi sono contrastanti: si era sempre sostenuto che il test era utile perchè salvava molte vite e quindi eventuali terapie e biopsie inutili erano il prezzo minimo da pagare.

Lorelei Mucci, professoressa associata di epidemiologia alla Harvard School of Public Health (HSPH) ha messo in evidenza risultati e raccomandazioni dell'ultimo studio sull'argomento, durante una lezione tenuta il 30 luglio 2013.

Per un quadro generale sul problema potete seguire il link a fondo pagina sulla prostata. Qua contentiamoci di ricordare le molte diagnosi di falso positivo che hanno portato a trattare persone che non ne avevano bisogno, tenendo bene presente che le conseguenza di terapie ed interventi non sono ininfluenti nella vità di un uomo.

Lorelei Mucci sostiene che le raccomandazioni delle più importanti organizzazioni mediche, riguardo quali uomini dovrebbero essere controllati, quando, e come seguirli in presenza di valori elevati, sono inconsistenti.
Un gruppo di lavoro ha le recentemente rivisto e giungendo alla conclusione che non vi è sufficiente evidenza per continuare con gli screening attualmente in essere.

Altri gruppi negli U.S. ed in Europa raccomandano di controllare gli uomini tra i 40 ed i 55 anni.

Altri sostengono che i controlli di routine dei maschi più giovani con un rischio medio devono essere valutati attentamente ed in modo consapevole con i pazienti.

La confusione sia tra i medici che tra i pazienti e dovuta soprattutto ai dati contraddittori emersi da due corposi studi sugli screening, pubblicati lo scorso anno sul The New England Journal of Medicine e sul giornale del National Cancer Institute, dove nel primo risultava che i test riducevano la mortalità da cancro alla prostata, mentre nel secondo emergeva che non vi era riduzione della mortalità e che le percentuali di mortalità, avendo seguito i pazienti per 13 anni, erano praticamente le stesse per il gruppo di quelli che avevano fatto i test PSA e per quelli che non lo avevano fatto.

Lorelei Mucci solleva il problema di come valutare i dati dei test, sostenendo che vi sono poche indicazioni su come comportarsi in presenza di valori più alti del dovuto. Quanto alti devono essere perchè si proceda ad una biopsia? Quanto spesso dovrebbe essere ripetuto il test? Secondo la Mucci non ci sono basi certe per rispondere.

I dati combinati dei molti recenti studi mostrano che per prevenire un decesso da cancro alla prostata devono sottoporsi al test PSA 936 uomini e di questi ne verranno trattati da 20 a 40.
Come fanno dottori e pazienti a valutare le pesanti conseguenze dei trattamenti, magari con una visita di 15 minuti?

Nelle pagine che trovate nella sezione dedicata alla prostata (link qui sotto) vi sono molte altre indicazioni su cosa vuol dire sottoporsi a terapie o ad eventuali interventi: chi fosse interessato potrà trovare informazioni molto utili che non sempre vengono messe in evidenza durante le visite.
Buona lettura.

Per saperne di più sulla prostata....

Per saperne di più sulle due ricerche citate e sulla quella alla base di questo articolo

The New England Journal of Medicine
Prostate-Cancer Mortality at 11 Years of Follow-up

Journal of the National Cancer Institute
Prostate cancer screening in the randomized Prostate, Lung, Colorectal, and Ovarian Cancer Screening Trial: mortality results after 13 years of follow-up.

Harvard School of Public Health

Marco Dal Negro

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