Il rapporto medico-paziente
"Il significato della stretta
relazione interpersonale tra medico e paziente non potrà mai essere troppo enfatizzato,
in quanto da questo dipendono un numero infinito di diagnosi e di terapie. Una delle
qualità essenziali del medico è linteresse per luomo, in quanto il segreto
della cura del paziente è averne cura". (Dr. Francis Peabody - XIX sec.)
E difficile catalogare,
descrivere dettagliatamente, porre "capisaldi", riguardo il rapporto medico -
paziente in quanto questa relazione di fiducia e di stima "reciproca" dipende da
molti fattori (fattori ben studiati dalla psicanalisi dove, ad esempio, la
"relazione" viene denominata "transfert"), inerenti lincontro
tra le molteplici personalità sia di medici sia di pazienti. E possibile però,
soprattutto per il medico, descrivere cosa predispone laccadere di questa
indispensabile "corrente energetica" finalizzata al miglior risultato possibile,
del lavoro comune di medico e paziente, per il ripristino o il mantenimento della salute.
In primo luogo è importante per il
medico saper ascoltare, saper farsi "recettore" di tutto ciò che un paziente
"porta" e cioè come descrive il problema, quali vissuti emotivi ha di questo,
quali sono le sue interpretazioni, che svantaggi ed anche, paradossalmente, vantaggi ne
ricava, quali enfatizzazioni ha di un sintomo piuttosto che un altro, quali sono le sue
paure, le sue speranze, le sue delusioni, quanto investe emotivamente sulla risoluzione
della malattia, quale è la sua vita (origini, istruzione, lavoro, famiglia, ambiente
domestico), insomma, quale è in definitiva il suo "terreno globale" emotivo -
affettivo - corporeo - sociale in cui "vive" ed è "vissuta" la
malattia.
In secondo luogo (praticamente in
contemporanea con il primo) il medico deve saper essere "neutro", e cioè essere
privo di pregiudizi nei confronti del paziente che magari presenta stili di vita,
attitudini e valori diversi da lui, anche in quei casi che in situazioni non mediche
potrebbe giudicare ripugnanti o negativi (qui il medico deve porre particolare attenzione
al suo comportamento affinché la principale motivazione delle sue azioni rimanga comunque
e sempre, linteresse del paziente).
In terzo luogo il medico deve saper
"comunicare" (attraverso disponibilità, espressione di attenzione sincera),
spiegando cioè al paziente, con un linguaggio accessibile a tutti, come procederà
liter diagnostico, chiarendo il significato di esami, consulenze specialistiche,
indagini complesse strumentali, eccetera, e quindi, in seguito, quale è la definitiva
diagnosi e la conseguente terapia, o possibilità terapeutica, con tutti gli eventuali
rischi che questa può comportare, senza promettere facili guarigioni.
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