Noto anche con la sintetica sigla REA 2000, è un
documento annuale che fa il quadro sulla situazione
energetica nazionale e che è stato predisposto dal
1998 dai Ministeri dell'Industria, dell'Ambiente,
dell'Università e della Ricerca Scientifica.
Dal analisi del rapporto, risulta che l'Italia
importa dall'estero oltre l'82% del fabbisogno
energetico, in massima parte petrolio e gas
naturale, il cui prezzo dipendente dalle
fluttuazioni dei mercati internazionali condiziona
la ripresa economica italiana.
L'Italia anche grazie alla sua bassa intensità
energetica, ne ha subito un'incidenza limitata sul
sistema produttivo. L'intensità energetica è data
dal rapporto tra tonnellate di petrolio consumato (tep)
e miliardo di lire di Prodotto Interno Lordo (PIL),
essa tra il 1998 e il 1999 è aumentata dello 0.7%
(passando da 95.9 a 96.6 tep per miliardo di lire) e
per il 2000 è rimasta sostanzialmente stabile.
Nello stesso periodo lo sviluppo dell'economia
italiana ha registrato un incremento del PIL
dell'1.4% per il 1998 e 1999, mentre per il 2000 la
crescita economica è stata più consistente con un
tasso del 2.6 %.
Il recupero di consumi energetici, in atto da
qualche anno, ha contribuito ad invertire
l'andamento storico dell'intensità energetica, che
vedeva crescere i consumi in quantità pari o
superiore al tasso di crescita economica.
Ciò nonostante il contesto italiano sia
caratterizzato da una quota delle spese di ricerca e
sviluppo tecnologico fra le più basse nei paesi OCSE
(pari a circa l'1% del PIL), il che "comporta la
necessità di acquistare tecnologie energetiche
spesso sviluppate da altri paesi".
D'altra parte ogni cittadino italiano spende a
questo scopo 200 dollari l'anno, "contro i 500
dollari di un tedesco ed i 700 ed 800 dollari di un
americano e di un giapponese. Per ogni 1000 unità
lavorative, in Italia solo 3 svolgono attività di
ricerca a fronte delle 6 in Germania, 7 negli Stati
Uniti e 8 in Giappone".
Per saperne di più: http://www.enea.it
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