Dalla conferenza sul clima di Marrakesh è giunto
all'ultimo minuto un accordo che permette di salvare
il protocollo di Kyoto e renderlo operativo dal
prossimo anno. I ministri dell'Ambiente e i
rappresentanti di 167 Paesi che partecipano alla
conferenza hanno adottato in maniera definitiva le
regole per l'applicazione del protocollo che prevede
la riduzione del cinque per cento entro il 2012 dei
gas dannosi responsabili dell'effetto serra e dei
mutamenti climatici.
All'accordo si è giunti dopo due settimane di
difficili negoziati nell'ambito della conferenza
organizzata dall'Onu in Marocco. Per diventare
operativo, il protocollo deve essere approvato da un
numero sufficiente di paesi industrializzati
responsabili del rilascio nell'atmosfera di gas
dannosi.
Fondamentali sono stati i sostegni di Russia e
Giappone, essenziali per far sì che il protocollo
divenga operativo, dopo il rifiuto da parte degli
Stati Uniti. L'Unione europea ha dichiarato che
ratificherà il protocollo entro il 2002.
Le trattative per giungere ad un accordo sono state
molto delicate: Australia, Giappone, Russia e Canada
avevano rifiutato cinque punti del documento,
mantenendosi ferme sulle loro posizioni fino
all'ultimo giorno. Ma alla fine, le difficoltà sono
state superate. Alla Russia, ad esempio, è stato
concesso il raddoppio dell'utilizzo dei 'sinks', le
foreste come serbatoi di carbonio: dai 17 milioni di
tonnellate, fissati nella precedente conferenza di
Bonn, sabato si è passati ai 33 milioni. Morbida
anche la posizione adottata nei confronti dei paesi
che non raggiungeranno i propri obiettivi di
riduzione dei gas responsabili dell'effetto serra.
Washington si è rifiutata di aderire all'accordo lo
scorso marzo, perché lo ritiene troppo restrittivo
nei confronti dell'economia e ingiusto, dal momento
che non fissa limiti vincolanti alle emissioni di
gas nocivi dei Paesi in via di sviluppo.
Il presidente George W. Bush ha annunciato che il
governo americano sta mettendo a punto un proprio
piano per tenere sotto controllo le emissioni di gas
dannosi e ha annunciato nuovi fondi per la ricerca,
anche se non è stata resa nota nessuna data precisa
per la presentazione del piano alternativo.
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