La situazione ambientale in Italia è in recupero,
stando ai risultati del Rapporto 2001 di Legambiente.
Per la prima volta dai 100 indicatori emergono molti
segnali positivi in via di consolidamento.
Si registra un primo disaccoppiamento tra la
crescita economica e l'andamento dei consumi di
risorse e delle emissioni nell'ambiente, che
diminuiscono in assoluto o che comunque crescono
meno dell'economia.
Un miglioramento, questo, evidente soprattutto nel
settore industriale, dove cominciano a svilupparsi
le produzioni orientate in senso ecologico e si
diffondono - pur con un notevole ritardo rispetto al
resto d'Europa - i sistemi di gestione ambientale.
Il biennio 1999-2000 ha fatto registrare anche una
forte espansione - in questo caso con un ruolo di
punta a livello europeo - nel settore
agro-alimentare. Un'impennata dovuta in particolare
alle colture biologiche e ai prodotti di qualità.
Un quadro, però, in cui accanto alle luci non
mancano le ombre. In testa, l'impossibilità di
recuperare le risorse idriche, l'alto tasso di
illegalità ambientale e di abusivismo edilizio.
E tra quelle che vengono considerare le sfide più
immediate dei prossimi anni, la crescita considerata
"davvero eccezionale" della domanda di trasporto su
gomma. "Sospinta dalla globalizzazione dei mercati -
si legge nel rapporto - questa crescita trascina in
alto i consumi energici e le emissioni di CO2,
alimenta la richiesta di nuove infrastrutture
pesanti, frena il miglioramento della qualità
dell'aria nei centri urbani e innesca nuove forme di
degrado della città".
L'energia. Il consumo di
fonti energetiche primarie è continuato a crescere
(+2,8%), trascinato dall'aumento dei consumi per i
trasporti, che assorbono oltre il 40% dei consumi
energetici e degli usi civili. La riduzione
dell'intensità energetica (consumo in rapporto al
reddito) pur essendo proseguita positivamente nel
settore industriale (-10%), non è stata però
sufficiente a coprire la crescita dei consumi
residenziali e in particolari dei trasporti, che
oggi sono il principale utilizzatore. In questi anni
c'è stato un notevole incremento della quota di gas
naturale (+89%), che attualmente copre quasi il 29%
della richiesta complessiva, per quanto in valore
assoluto sia comunque cresciuto pure il consumo di
prodotti petroliferi.
L'industria. Il sistema
produttivo nazionale subisce la perdita di
competitività connessa al ritardo dell'adozione di
nuove tecnologie, nell'innovazione di processo e di
prodotto tecnologico, nella capacità di ricerca
scientifica. Questo deficit si riversa anche in
campo ambientale. Nell'insieme l'impatto ambientale
delle attività produttive sta diminuendo. Il declino
dell'industria pesante, la sostituzione di alcuni
cicli produttivi , l'adozione di misure di
protezione ambientale hanno ridotto i carichi
rilasciati dall'industria.
L'agricoltura.
Trasformazioni positive sono avvertibili anche nella
gestione dell'agricoltura, dove si riducono i
consumi idrici e l'impiego dei pesticidi, sia pure a
ritmi inferiori rispetto ad altri paesi europei. Sul
fronte dell'agricoltura biologica, questa interessa
il 4,9% della superficie agricola utilizzabile ed è
cresciuta del 40% rispetto al 1998. Le regioni che
presentano una maggiore diffusione dell'agricoltura
biologica sono Sicilia, Sardegna e Calabria.
Particolarmente significativo il dato relativo alla
Sardegna, dove le superfici dedicate sono aumentate
del 140% nel solo 1998, arrivando a 223mila ettari,
pari al 16,8% del totale regionale.
L'urbanizzazione.
Continua l'infrastrutturazione del territorio e
prosegue l'abusivismo edilizio. Nel 1999 anno dei
primi abbattimenti di opere, sono state realizzate
ancora 33.571 abitazioni abusive, pari al 15% del
totale costruito. Rispetto al 1998 si registra una
diminuzione delle costruzioni illegali (come nuove
costruzioni, ampliamenti e modificazioni del
patrimonio esistente realizzati senza concessione
edilizia). Oltre che nelle regioni a tradizionale
presenza mafiosa, l'abusivismo copre quote superiori
al 20% della produzione anche in Molise, Basilicata,
Abruzzo e Liguria.
Normativa e politica .
Il punto critico secondo Legambiente è la mancata
revisione in senso ecologico della fiscalità.
L'incidenza della tassazione ambientale sul
complesso della fiscalità e sul Pil è andata
decrescendo. Nel 1999, infatti, nonostante
l'introduzione della carbon Tax, la tassazione
ambientale ha raggiunto il suo minimo storico sia
rispetto al totale delle entrate tributarie statali
(8,6%) che al Pil (2,5%). Un andamento, questo, in
controtendenza rispetto all'insieme dei paesi
europei dove è invece cresciuta l'incidenza della
tassazione ambientale sull'insieme.
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