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Libro verde UE sulla dipendenza energetica europea

 

L'ultimo Consiglio dei Ministri europei dell'energia ha dato il via libera al Libro Verde della Commissione sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico in seguito allìinvito della Commissione secondo il quale l'Unione Europea deve ridurre drasticamente i suoi consumi energetici pena dipendere tra vent'anni per oltre il 70% da approvvigionamenti di importazione.
Oggi l'Unione Europea produce solo la metà del suo fabbisogno energetico. 
I consumi europei sono coperti al 40% dal petrolio, al 22% per cento del gas naturale, al 16% dai combustibili solidi (carbone, lignite, torba), al 15% dal nucleare. Le fonti rinnovabili soddisfano solo il 6% della domanda. Se non verrà invertita la tendenza, il bilancio energetico alla scadenza del 2030 continuerà a fondarsi sui combustibili fossili: il 38% sul petrolio, il 29% sui gas naturali; il 19% sui combustibili solidi. Si registrerà probabilmente un incremento del ricorso alle fonti rinnovabili, che ammonterà purtroppo al 12%, a discapito del nucleare che scenderà al 6%. 
I trasporti su strada oggi rappresentano la metà circa, il 47%, dei consumi petroliferi. E le previsioni mostrano una tendenza in forte crescita, per i trasporti passeggeri, destinati a aumentare del 20% ma ancora di più per quelli delle merci che subiranno un incremento del 30%.La dipendenza europea dal petrolio e dalle fonti extra comunitarie, è destinata ad incidere politicamente e economicamente sul nostro futuro: il Libro Verde ha stimato in 240 miliardi di euro, circa 470mila miliardi di lire, l'incidenza delle importazioni energetiche dell'anno scorso. 
Le importazioni di petrolio provengono al 45% dal Medio Oriente mentre quelle di gas naturale per il 40% dalla Russia.
L'Europa, il 6% degli abitanti della terra, consuma il 15% del totale mondiale di energia e il trend registra un incremento annuale di almeno il 2%.
Solo scelte drastiche potranno garantire il perseguimento degli obiettivi della lotta al cambiamento climatico. 
Il Libro verde ne indica alcune con un orizzonte temporale di lungo periodo. 
Prima di tutto la necessità di orientare i consumatori verso fonti non inquinanti, anche grazie all'avvio di opportuni strumenti fiscali. 
Al secondo posto si colloca dunque una strategia alternativa di sviluppo dei trasporti. Indirizzata alla valorizzazione ed estensione della rete ferroviaria e alla diffusione di pratiche di uso dell'auto più razionali e rispettose dell'ambiente. 
Al terzo posto nelle priorità strategiche il Libro verde colloca il ''raddoppiò' del ricorso alle energie rinnovabili il cui sfruttamento dovrebbe passare nel 2010 dall'attuale 6% al 12% del bilancio energetico. L'obiettivo di raddoppiare entro il 2010 la quota di queste energie dal 6 al 12% pur ambizioso, è realistico, come sostiene lo studio TERES II. Lo scenario ''Best Practices Policy'' con una quota delle energie rinnovabili del 12,5% prevede nel 2010 una riduzione delle emissioni di CO2 di 386 milioni di tonnellate l'anno (ossia il 12% delle emissioni di CO2) calcolata applicando il modello SAFIRE.
Si tratta quindi di una strategia ad alto contenuto ambientale. Che poco si accorda con la quarta linea d'azione individuata dalla Commissione che propone l'opportunità di ricorrere, sia pure marginalmente, e nel pieno rispetto delle istanze ambientali e di sicurezza, al nucleare.
Quinta ma non ultima direttrice strategica, è quella che viene indicata come la necessità di trovare soluzioni comuni a problemi comuni. Attraverso l'armonizzazione delle misure fiscali e degli incentivi, oltre che il rafforzamento e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Proponendo come ingrediente strategico della ricetta per un approvvigionamento sicuro, indipendente e sostenibile di energia, il ricorso alle fonti rinnovabili. 

 

 

 


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