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Greenpeace chiede a Blair di impegnarsi nella protezione dell'Amazzonia

 

In occasione della visita del premier britannico in Brasile, Greenpeace ha chiesto a Blair un impegno preciso nel fermare il traffico di legno amazzonico verso la Gran Bretagna. Nel 1998, i paesi G8 si erano impegnati a fermare il traffico di legno estratto illegalmente, ma nessun passo concreto e' stato fatto per porre fine a questa pratica.
Nel giugno 2000, il Ministro dell'Ambiente britannico Michael Meacher ha annunciato che avrebbe garantito la protezione delle foreste primarie, impegnando il proprio governo ad acquistare legno solo da fonti legali e da fonti di estrazione sostenibile, come quella assicurata dal marchio di certificazione FSC. Lo scorso marzo Blair si era nuovamente impegnato in tal senso con una lettera inviata a Greenpeace.
Ma le informazioni raccolte da Greenpeace smentiscono tale impegno. Tra gennaio e aprile del 2001, le compagnie britanniche hanno importato 5.000 metri cubi di legno amazzonico non certificato. Nel corso di tutto il 2000 la sola Gran Bretagna ha importato 13.000 metri cubi di legno amazzonico, privo di certificazione. L'80% del legno amazzonico viene estratto illegalmente. La foresta amazzonica e' un patrimonio universale del'umanita'. Essa puo' vantare la biodiversita' piu' ricca del mondo. Anche la vita dei suoi abitanti, 20 milioni di persone, e' oggi minacciata dalla distruzione della foresta, di cui si rendono complici i paesi che importano legno illegale.
Gran parte delle foreste del pianeta sono ormai state distrutte o degradate, e le foreste residue stanno scomparendo alla velocita' di 16 milioni di ettari l'anno. L'industria del legno nella regione amazzonica e' cresciuta senza controllo (le imprese registrate sono 7.595) minacciando l'ambiente, le specie viventi e le comunita' locali la cui vita dipende dalla foresta.
A Blair, come a tutti i governi dei paesi importatori di legno, Greenpeace chiede misure concrete per fermare il traffico del legno illegale, e senza un impegno economico per sostenere le alternative economiche alla distruzione della foresta. 

 

 

 


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