La
comunita' internazionale ha finalmente mosso un
secondo passo per combattere il riscaldamento
globale, trovando un accordo sulle regole necessarie
per attuare il Protocollo di Kyoto. Benche'
l'accordo contenga diversi aspetti problematici è
essenziale che entri in vigore al più presto e non
oltre il Summit Rio+10 che si terra' a Johannesburg,
in Sud Africa, a settembre 2002. L'architettura
legale del Protocollo, che formalmente impone ai
Paesi aderenti la riduzione delle emissioni dei gas
responsabili dell'effetto serra, e' un gradino
essenziale nell'avvio di un'azione globale per
ridurre le emissioni dei gas serra. L'Unione Europea
ed i paesi in via di sviluppo hanno svolto un ruolo
di leadership nel salvare i negoziati di Bonn dal
fallimento perpetrata dal Giappone dal Canada e
dall'Australia. Molte parti dell'accordo sono state
indebolite grazie agli sforzi di questi Paesi. "Se
ci si domanda se questa versione annacquata del
Protocollo possa essere veramente efficace, bisogna
anche chiedersi chi e' stato a combatterlo più
violentemente" ha dichiarato Bill Hare direttore
politico della campagna clima per Greenpeace "La
risposta e' l'OPEC, l'industria del petrolio e le
sue associate, e naturalmente gli Stati Uniti.
Questa volta il loro tentativo di far fuori il
Protocollo di Kyoto e' fallito, ma ci e' mancato
poco che riuscissero a centrare il loro obiettivo, e
la versione di compromesso e' più debole di quella
approvata a Kyoto".L'energia nucleare non rientra
nel Protocollo di Kyoto. Il suo finanziamento non e'
previsto nelle sezioni del protocollo che riguardano
il Clean Development Mechanism o il Joint
Implementation. I tentativi dell'industria nucleare
di sfruttare il problema dei cambiamenti climatici
non ha portato a molto. Greenpeace ha richiesto che
adesso i Paesi non abusino delle scappatoie messe a
disposizione dall'accordo di Bonn. L'organizzazione
lavorera' attivamente per evitare che i governi
usino le scappatoie invece di ridurre le emissioni
dei gas serra attraverso interventi nazionali.
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