Alcol, ubriacarsi, Binge drinking: San Patrignano ed i dati raccolti dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ci aiutano a capire meglio (06/04/2011)

 

Ecco il rapporto ESPAD (2009) condotto dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Pisa.
L’85% della popolazione (15-64 anni) ha consumato alcol nell’ultimo anno, il 22% di loro dichiara di essersi ubriacato almeno una volta nello stesso periodo e il 6% degli italiani (circa 2 milioni d’individui) presenta un profilo di “bevitore a rischio” (dati IPSAD).

Intanto, tra i giovani si diffonde un nuovo modello di consumo proveniente dai Paesi nord europei: il binge drinking. Fare 5 o più bevute di seguito in una sola occasione, senza accompagnarle da nessun tipo di alimentazione. Bevendo cioè in modo slegato dai pasti e dai cibi.

Per l’Istituto Superiore della Sanità nel 2010 il numero degli under 14 ricoverati per intossicazione d’alcol è aumentato del 28%, mentre il rapporto al parlamento sulle tossicodipendenze del 2010 (dati SPS – ITA), rileva come, negli ultimi 3 anni, sia aumentato di 4 volte (400%) il numero dei giovani che si sono ubriacati almeno un volta negli ultimi 3 mesi. 

Ulteriore dato preoccupante è l’abbassarsi dell’età d’incontro con l’alcol: accade per il 3,5% dei ragazzi tra gli 11 e 15 anni, al 15,8% tra i 16 e i 17 anni e al 29, 4% tra i 18 e i 24 anni. Tra i minorenni, il 42% dei ragazzi e il 21% delle ragazze beve solo per ubriacarsi. (Istituto superiore sanità).

“La fuga di massa da se stessi e dalla realtà è la “cifra” esistenziale dei nostri giorni. Per scappare dalle nostre paure utilizziamo qualsiasi cosa: gioco, sesso, cibo, droghe, alcolici, il vino – spiega Andrea Muccioli, responsabile di San Patrignano - Con questa realtà San Patrignano si confronta quotidianamente. Il 60% dei 500 ragazzi accolti ogni anno in comunità, non ha mai assunto droghe per via endovenosa (eroina) e nella maggior parte dei casi prendeva invece un “cocktail” di sostanze legali e illegali di cui anche l’alcol faceva parte. Per moltissimi, infatti, alcolici e vino sono la strada più semplice ed economica per stordirsi e alterare la percezione di sé”. 

Più conoscenza e cultura del vino, meno binge drinking

Da leggere un’analisi dei dati riguardanti specificamente il rapporto tra giovani e vino.
Lo bevono un terzo delle ragazze e la metà dei ragazzi e lo consuma regolarmente una percentuale che oscilla tra il 12% e il 14% dell’interno universo giovanile.
E, sempre secondo ESPAD, la distribuzione sul territorio dei consumatori indica come l’utilizzo del vino sia più frequente nelle regioni dove la cultura e la tradizione di questa bevanda è più forte: Umbria, 69,9%, Toscana 67%, Piemonte, Veneto, e Campania (61%). Ma quello che appare il dato più interessante e ricco d’implicazioni è che nelle regioni, dove si beve prevalentemente vino, si registrano minori percentuali di “binge drinkers”. Dato che indica, secondo i ricercatori, una maggiore consapevolezza legata alla peculiarità e alla tradizione del territorio da parte di chi beve vino in regioni dove questa bevanda fa parte la cultura del luogo.

Una realtà evidenziata anche dal rapporto DOXA per l’Osservatorio Permanente su Giovani e Alcol (2011), dove è indicato quale fattore educativo e di prevenzione, l’approccio all’alcol sotto la supervisione degli adulti e inserito, quindi, all’interno di un processo di formazione del gusto e di proposta di corretti stili alimentari.
Infatti, il 54% dei giovani fa le prime esperienze con i genitori e il 14% con i familiari, mentre l’incontro con le altre bevande alcoliche avviene di norma all’interno del gruppo dei pari. Educazione e conoscenza del vino trasmessi dall’agenzia educativa primaria, sembrano quindi fattori in grado di prevenire stili di consumo problematici e binge drinking.E in qualità anche di produttori di vini, non crediamo possibile continuare a fare “finta di nulla”, rimuovere o nascondere il problema: sottrarci a questa responsabilità. Da anni San Patrignano porta avanti, nel disinteresse generale, la sua battaglia per un bere responsabile. Siamo stati i primi a farlo, in tempi in cui etilometro, divieti, emergenza incidenti stradali, erano ancora temi considerati “politicamente scorretti”, apponendo dal 2007 su ogni nostra bottiglia l’etichetta “il vino è piacere e salute, bevi con sobrietà”. Un esempio seguito solo da pochissimi altri coraggiosi produttori di vino e crediamo che oggi sia arrivato il momento per tutti i protagonisti della filiera vitivinicola, farsi carico di questo problema e pensare concretamente a come educare i giovani al bere e avvicinarli a stili di consumo del vino equilibrati e responsabili. 

Per questo, dalla prossima estate San Patrignano darà il via a incontri e degustazioni, riservate a un pubblico under 25, dove presenteremo e racconteremo significato e valore della cultura e della tradizione del vino.

Infatti, come suggerito dai dati offertici da indagini quali ESPAD, appare evidente come la forma migliore di prevenzione del rischio alcol e dei comportamenti pericolosi legati al suo consumo, si trovi nell’offerta di un corretto percorso educativo e formativo ai giovani. Un percorso di educazione alimentare all’interno del quale anche il vino deve trovare collocazione.

L’opinione di Andrea Muccioli (responsabile Comunità San Patrignano)

“L’educazione è l’unico strumento in grado di far fronte a tutte le forme di fuga dalla realtà. I comportamenti compulsivi che si vedono oggi nel mondo giovanile, dal binge drinking, alla realtà virtuale, alle più varie pasticche, sono tutte vie di fuga dalla realtà. Lo si fa perché non si riesce a starci dentro a questa realtà. Non ci si piace abbastanza, non c’è un senso di appartenenza a una comunità familiare, sociale dalla quale addirittura ci si sente rifiutati e estraniati e si fa fatica a immaginare il proprio futuro dentro questa società. Invece, l’educazione è anche cultura. Nel caso del vino è conoscenza della materia del bere, vale a dire della storia di un territorio, della storia dell’agricoltura e del terreno, dell’amare la terra, la campagna, del conoscere i procedimenti secondo cui si arriva alla produzione di vino, del degustare e soprattutto del condividere. Sono esperienze molto importanti di condivisione quelle che formano la passione del vino. Nelle terre in cui c’è più cultura di vino, è normale che ci sia una minor tendenza al binge drinking, una maggior consapevolezza che è figlia dell’educazione. Là dove c’è educazione c’è un sostegno, un accompagnamento di qualcuno alla vita. Sono queste le cose che permettono ai ragazzi di confrontarsi con se stessi e col mondo e di formare la propria struttura di identità e di fare delle scelte dettate da un desiderio di esistere da persone libere, sobrie consapevoli.

(MDN)

 


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