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Le (finte) uova vegane: alla ricerca del paradiso perduto... (16/09/2017)

Quattro studentesse dell'Università di Udine hanno brevettato l'uovo vegano, un'idea commerciale furbetta che promette a vegane e vegani di rimettere piede in un paradiso perduto, quello dell'uovo.

Brave le ragazze che hanno fiutato il business senza aspettare che qualcuno portasse a loro "il lavoro".

Felici tutti quelli a cui, in fondo, dispiace non potere mangiare le uova, che sono buone e permettono di limitare gli integratori che sono assolutamente necessari ai vegani per mantenersi in buona salute.

"Non chiamatelo uovo vegano per non creare confusione e ingannare i consumatori sulle reali caratteristiche del nuovo prodotto" chiede la Coldiretti invitando a rispettare il principio su cui si basa un recente pronunciamento della Corte di Giustizia europea sui prodotti di origine vegetale (come il latte, il formaggio...), che non possono in nessun caso essere chiamati con nomi di prodotti animali: latte e derivati possono portare questo nome solo se prodotti frutto della secrezione mammaria naturale animale (Link...)

Anche con latte e latticini il mercato vegano ha cercato di proporre dei surrogati, altri pezzi del paradiso perduto, di quegli alimenti rigorosamente vietati dai detentori delle regole del settore, sempre illudendo di poter continuare, in qualche modo, a far parte del mondo normale, quello degli altri, restando però più puri, migliori, perché vegani.

Un gran bel giochino, non c'è che dire, guarda cosa non si fa per i soldi ed il potere.

Per saperne di più sulle uova...
Link...

Marco Dal Negro