Cala la vendita di pesticidi ma nelle acque rilevate
175 sostanze. Un “cocktail” di sostanze i cui
effetti non sono ancora ben conosciuti.
Sono 175 le sostanze trovate nelle acque
superficiali e sotterranee italiane nel 2012: in
cima alla lista, gli erbicidi; il loro utilizzo
diretto sul suolo, spesso concomitante con le
intense precipitazioni meteoriche di inizio
primavera, ne facilita la migrazione nei corpi
idrici. Rispetto al passato è aumentata,
però, significativamente anche la presenza di
fungicidi e insetticidi.
Queste informazioni sono contenute nell’edizione
2014 del Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque.
L’Istituto realizza il Rapporto sulla base dei dati
forniti da Regioni e Agenzie regionali per la
protezione dell’ambiente, con l’obiettivo di
individuare eventuali effetti negativi non previsti
nella fase di autorizzazione di queste sostanze.
Nel biennio 2011-2012 sono stati esaminati 27.995
campioni per un totale di 1.208.671 misure
analitiche.
Le informazioni provengono da 19 regioni e
province autonome, con una copertura del territorio
nazionale incompleta, soprattutto per quanto
riguarda le regioni centro-meridionali, e in maniera
più accentuata per le acque sotterranee.
Le concentrazioni misurate sono spesso
basse, ma la diffusione della contaminazione
è molto ampia.
Nel 2012, in particolare, sono stati trovati
pesticidi nel 56,9% dei 1.355 punti di
monitoraggio delle acque superficiali e nel
31,0% dei 2.145 punti di quelle sotterranee.
Come già segnalato in passato, la presenza di
pesticidi risulta più diffusa nella pianura
padanoveneta, ma questo dipende non solo
dall’intenso uso agricolo e dalle caratteristiche
idrologiche di quel territorio ma anche dal fatto
che le indagini condotte nelle regioni del nord sono
più mirate ed efficaci.
La situazione è, altrove, ancora abbastanza
disomogenea: dal Molise e dalla Calabria non è
pervenuto nessun dato e in altre Regioni la
copertura territoriale è limitata, così come
il numero delle sostanze cercate.
D’altra parte, dove il monitoraggio è migliorato,
sono state evidenziate aree di contaminazione
significativa anche nel centro-sud.
Nelle acque superficiali, il 17,2% dei
punti di monitoraggio (253) presenta
concentrazioni superiori ai limiti di qualità
ambientali.
Le sostanze che più spesso hanno determinato il
superamento sono il glifosate e il suo
metabolita AMPA, il metolaclor, il
triciclazolo, l’oxadiazon, la
terbutilazina e il suo principale metabolita.
Nelle acque sotterranee, il 6,3% dei
punti di monitoraggio (152) supera i limiti:
le sostanze, in questo caso, sono bentazone,
metalaxil, terbutilazina e
desetil-terbutilazina, atrazina e
atrazinadesetil, oxadixil, imidacloprid,
oxadiazon, bromacile,
2,6-diclorobenzammide, metolaclor.
Altro dato importante è che nei campioni sono
spesso presenti miscele di sostanze diverse:
ne sono state trovate fino a 36
contemporaneamente.
L’Uomo, gli altri organismi e l’Ambiente sono,
pertanto, esposti a un “cocktail” di sostanze
chimiche di cui non si conoscono adeguatamente gli
effetti, per l’assenza di dati sperimentali.
Come segnalato anche dai comitati scientifici
della Commissione Europea, il rischio derivante
dall’esposizione a miscele di sostanze è
sottostimato dalle metodologie utilizzate in fase di
autorizzazione, che valutano le singole sostanze e
non tengono conto degli effetti cumulativi (Insieme
livelli singolarmente sicuri di contaminanti
diventano pericolosi (17/09/2013) .
Nel periodo 2001-2012 c’è stata una sensibile
diminuzione delle vendite di prodotti fitosanitari,
passati da 147.771 a 134.242 tonnellate(-9,1%), con
un calo maggiore (-30,2%) dei prodotti più
pericolosi (molto tossici e tossici).
Il dato evidenzia un più cauto impiego delle
sostanze chimiche in agricoltura, cosa peraltro
favorita dalla politica agricola comunitaria e
nazionale e dall’adozione di tecniche di difesa
fitosanitaria a minore impatto.
Il calo delle vendite, tuttavia, non si riflette
ancora nei risultati del monitoraggio, che continua
a segnalare una presenza diffusa dei pesticidi nelle
acque, con un aumento delle sostanze rinvenute.
Le ragioni sono diverse.
In primo luogo il fatto che in vaste aree del
centro-sud, solo con ritardo, emerge una
contaminazione prima non rilevata da un monitoraggio
non adeguato.
Non bisogna poi dimenticare che, spesso, le
sostanze usate in agricoltura, sono anche impiegate
come biocidi (pesticidi per uso non agricolo) in
altri campi di attività, e in questo caso non
abbiamo statistiche dei consumi.
La causa più preoccupante, però, è la
persistenza di certe sostanze, che insieme alle
dinamiche idrologiche molto lente (specialmente
nelle acque sotterranee) rende i fenomeni di
contaminazione ambientale difficilmente reversibili.
Per saperne di più
ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la
Ricerca Ambientale
Insieme livelli singolarmente sicuri di contaminanti
diventano pericolosi (17/09/2013)
Aggiornamento al 30/05/2014 - Diciamo tutta la
verità sui pesticidi nei cibi in Europa
(29/05/2014).
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